Era stata chiamata Giuseppina il giorno del Battesimo. Volle chiamarsi Paola nella vita religiosa, per essere un’appassionata apostola delle genti, come San Paolo. Personalità ricchissima e molto dotata, Suor Paola fa parte della storia della missione in Somalia, di cui quest’anno ricordiamo i 100 anni dall’arrivo delle prime Missionarie della Consolata. Ascoltiamo il racconto di Madre Nazarena.
Breve, sì, ma intenso l’arco di vita missionaria che sr. Paola va iniziando: un guizzo di fiamma, lo sprazzo di un’esistenza che volge presto al tramonto.
L’amore apostolico, qui, consiste in un umilissimo servizio che conosce i fremiti del dolore; che sopporta pesi, sudori, fatiche, indifferenza, durezze d’ogni genere.
La sua efficacia non è certo visibile. Il messaggio evangelico può solo essere annunziato mediante l’esempio più eroico, senza parole, con una carità profusa in atti concreti, che il più delle volte non hanno contraccambio. Qui – pensa sr. Paola – occorre amare “come” Gesù: “dare la propria vita”…
Nei giorni di vacanza le sorelle insegnanti e quante hanno un fil di tempo vanno per i “tucul” della periferia, o al “meschinopoli”, e vi recano sussidi alimentari, medicine, vestiario e tutto il poco di cui dispongono. Esse seguono da vicino e accompagnano fino all’estremo non pochi bimbi e anche adulti.
Impossibile seguire la giornata operativa di questa giovane missionaria. Le suore, le ragazze meticce, i vari gruppi che preparano l’Azione Cattolica, le donne italiane, somale, eritree…, tutti ricorrono a lei, e lei tutti sa ascoltare con semplicità e grazia, e rispondere con franchezza evangelica.
Dopo cena e la susseguente pesante, affollatissima scuola per adulti somali, c’è finalmente la dolce intimità di famiglia, seduta nel cortile ombreggiato solo dalle tenebre notturne. Com’è atteso, gustato, rinfrancante questo po’ di ricreazione a chiusura della giornata carica di fatica, fradicia di sudore, di difficoltà e talvolta di amarezze! In tali distensioni serali la famiglia religiosa rinsalda i propri vincoli, rinnova le forze; i cuori si dilatano e tutte riprendono coraggio e serenità… per la prostrante notte di calore e la giornata che verrà.
L’arrivo di sr. Paola in Somalia segna il quarto anno che non piove: siccità, carestia, fame, sete, dissenteria a sangue, morte. Durante la visita alle case incontra cadaveri disseminati, crollati per inedia lungo la strada tutta spaccata e screpolata in ogni senso; donne, bimbi, giovanetti scheletriti, con gli occhi più che con il fil di voce gemono: “aniga meschin”, “sono un povero”.
Scene indescrivibili! Tutti si dirigono a Mogadiscio come al porto della salvezza e della vita…
Suor Paola Rossi muore a 34 anni, dopo 14 mesi di intenso apostolato in Somalia, terra di missione dell’Istituto da 9 anni. Aveva fondato l’Azione Cattolica in terra somala, lei che ne era un’attiva militante nella Diocesi di Milano, convinta che avrebbe portato tanto bene e crescita personale in quel contesto così povero. Si era offerta vittima per la Redenzione un anno prima.