Cammino sul Lungotevere, dopo un’intensa giornata vissuta al Seminario Professionale per Comunicatori della Chiesa, promosso dalla Pontificia Università della Santa Croce di Roma.
Nel cuore risuonano tante idee e intuizioni ascoltate durante il giorno, così tante e ricche che il cuore sembra traboccare.
Alzo lo sguardo all’orizzonte, ed ecco: un paesaggio che nessun artista potrebbe inventare, se non il nostro Creatore: il cielo del tramonto è colorato da infinite tonalità che vanno dal tenue giallo al blu profondo. Su questo sfondo magnifico si staglia in controluce la Basilica di San Pietro, con la sua cupola svettante, e più vicino Castel Sant’Angelo, illuminato da luci arancioni, gioca con l’acqua del fiume, creando forme morbide e cangianti sulla superficie del fiume.
Bello, semplice e allo stesso complesso nella sua ricchezza. Proprio come il tema che abbiamo trattato nel Seminario, nei giorni che precedevano il Giubileo della Comunicazione. Condivido alcuni spunti che considero significativi per il mio cammino di comunicatrice e di missionaria.
Ma parliamo di Dio?
Fin dal primo intervento, realizzato da Mons. Fisichella, organizzatore degli eventi di Giubileo, è sorta una domanda: noi comunicatori parliamo di Dio? Questa domanda è stata rivolta a comunicatori della Chiesa Cattolica. La risposta sembra ovvia, ma non lo è: nel mondo secolarizzato parlare di Dio non è di moda, o comunque non è un trend tra i temi da trattare. Per avvicinarci al pubblico e ai suoi interessi, possiamo scivolare nello sbaglio di parlare del più e del meno, a seconda del tema in voga, e dimenticarci di essere credenti e praticanti. Secolarizziamo il nostro piano di contenuti.
Ognuno farà il proprio esame di coscienza.
Mi rimane nel cuore questa idea: quando parliamo di dialogo vero, non stiamo dicendo che dobbiamo tacere la nostra identità, i valori e la fede per rispetto all’altro. Piuttosto il dialogo consiste nel presentare chi sono, in cosa credo e allo stesso tempo accogliere con rispetto la condivisione dell’altro.
Risveglio della spiritualità
Un’altra idea ricorrente è stata la constatazione che c’è un risveglio della spiritualità, della sete e nostalgia di Dio. Ci sono studi che lo dimostrano, e basta girarsi attorno per capirlo.
Le strade di questa ricerca e le mete che si raggiungono forse non coincidono con la nostra idea – piuttosto istituzionale – di Chiesa e di fede. Va da sé che davanti alla sete di Dio (che dal punto di vista di un’antropologia cristiana è caratteristica della creatura verso il proprio Creatore) noi possiamo offrire un bicchiere d’acqua oppure lasciare che la persona cerchi un altro pozzo.
I nuovi mezzi di comunicazione legati al mondo digitale offrono spazi e strumenti per poter rispondere a questo bisogno profondo. Lo hanno dimostrato due impresari di alto livello che, spinti dal desiderio che altri potessero fare esperienza dell’incontro con Gesù, hanno inventato l’app Hallow, che spopola in tutto il mondo, e che offre materiali e strumenti per questa esperienza spirituale. Così è successo anche al fondatore dei gruppi Alpha, che portano persone lontane dalla fede a incontrare il Signore.
Comunicazione ed evangelizzazione
Guardo estasiata questo paesaggio meraviglioso che solo Roma può regalarmi. Dopo un attimo di contemplazione pura, prendo in mano il cellulare e scatto una, due foto. Arrivata a casa, metto la migliore come sfondo del desktop del mio portatile, per ricordarmi che le cose più belle hanno allo stesso tempo una ricchezza traboccante, una semplicità disarmante e un’armonia che non è opera umana. Un po’ come questa meravigliosa vocazione di essere missionaria e comunicatrice. Anche io ho sentito sempre forte il desiderio che gli altri potessero incontrare Gesù, e da questo incontro trovassero la gioia, la pace, il senso alla propria vita.
Questo desiderio si concretizza proprio in un cammino di comunicazione che diventa evangelizzazione. Non tanto a parole, quanto con l’incontro e lo scambio sincero.
Papa Francesco lo ha affermato con molta chiarezza nell’incontro con i Comunicatori in Aula Paolo VI, sabato 25 gennaio:
”Volevo soltanto dire una parola sulla comunicazione. Comunicare è uscire un po’ da sé stessi per dare del mio all’altro. E la comunicazione non solo è l’uscita, ma anche l’incontro con l’altro. Saper comunicare è una grande saggezza, una grande saggezza!”
Buon cammino e buona missione a tutti i comunicatori e comunicatrici!
Tra nuovi orizzonti e gli impegni di sempre…
Suor Stefania, mc