114 anni di vita, missione e consolazione
Celebrare un compleanno è molte volte un’occasione per riunirsi come famiglia e ringraziare insieme per il dono della vita. Lo è anche per noi, ogni 29 gennaio: i Missionari della Consolata furono fondati proprio in quel giorno, nel 1901, e il 29 gennaio 1910 nasceva anche l’Istituto delle Suore Missionarie della Consolata.
All’inizio, un Padre
All’origine della famiglia missionaria c’è un Fondatore, anzi, no: un Padre. Un Padre che alla fine della vita ci ha detto: “Potevano esserci persone più capaci di me, ma uno che vi amasse quanto vi amo io, no”. Il Beato Giuseppe Allamano, nostro Padre Fondatore, attento alla volontà di Dio, ha fondato dapprima i Missionari, quindi le Missionarie della Consolata. La sua più grande preoccupazione era la santità dei suoi figli e figlie, perché la vocazione missionaria consiste nel toccare i cuori e aprire strade affinché Gesù sia conosciuto, accolto e amato da chi ancora non lo conosce. Solo chi è profondamente unito a Gesù può annunciarlo, dapprima con la propria vita, quindi (eventualmente) a parole.
Ma Giuseppe Allamano non è stato un avventuriero solitario: è stato guidato dalla Madonna Consolata, colei che è stata la vera Fondatrice della nostra congregazione, da cui ha ricevuto l’ispirazione carismatica, e a cui continuiamo a ritornare come grembo fecondo che continua a rigenerarci. Al suo fianco, un amico: il Canonico Giacomo Camisassa, con cui ha lavorato instancabilmente 22 anni per il bene della Chiesa torinese (nel Santuario della Consolata) e della Chiesa universale (con la missione ad gentes).
114 anni di missione e consolazione
La missione è cambiata profondamente nel corso del secolo XX, ma non è venuto meno lo slancio dell’annuncio. All’inizio, la preoccupazione per la salvezza delle anime vedeva nel Battesimo l’unica porta per ricevere l’abbraccio misericordioso di Dio. In Africa, ci sono state Sorelle della prima ora che hanno compiuto atti eroici, pur di poter amministrare il Battesimo a non cristiani. Celebre è il caso della Beata Irene Stefani che, da sola, ha spostato un numero considerevole di cadaveri accatastati in riva al mare, alla ricerca di quel moribondo che, lei lo sapeva, non era ancora morto e che avrebbe battezzato in quel giorno. “Pensavo solo alla sua anima” confidò a suor Cristina, sua compagna di missione negli ospedali militari sulle rive dell’Oceano indiano. Ma la missione è costellata di tanti casi, meno eclatanti, ma non per questo di minor valore, vissuti nella quotidianità, secondo l’intuizione del Beato Giuseppe Allamano: “Siate straordinarie nell’ordinario”, donando amore giorno dopo giorno.
Con il Concilio Vaticano II la visione di missione è cambiata, sono cambiati i contesti socio culturali e si sono aperte altre strade. Vogliamo ricordare i cammini insieme ai popoli nativi in America, che negli Anni Novanta del secolo XX sono stati caratterizzati dalla rivendicazione dei diritti umani e del diritto alla terra, e che continuano fino ad oggi nel dialogo interculturale e interreligioso, costruito giorno dopo giorno: un’ esperienza che arricchisce la Missionaria, che riceve il centuplo, mietendo abbondantemente campi che il Signore stesso ha seminato, nell’esperienza religiosa di ogni cultura e popolo.
L’inizio dell’attuale millennio è stato caratterizzato dall’apertura all’Asia, come orizzonte della prima evangelizzazione attuale. Nel 2003 i due Istituti della Consolata raggiungono la Mongolia, oggi la nostra presenza si è estesa anche a Kazakistan e Kirghizistan. Il dialogo interreligioso con le grandi religioni – in particolare il Buddismo e l’Islamismo – caratterizza l’ad gentes attuale, anche nel Continente africano (Gibuti).
Un Istituto piccolo, corpo unico e unito
Le Suore Missionarie della Consolata non sono mai state una congregazione numerosa, ma ultimamente la diminuzione numerica si fa sentire in maniera acuta. La piccolezza è sentita non come il risultato ineluttabile di una diminuzione delle vocazioni, ma come un’opportunità e una benedizione a ripensarci come un corpo unico e unito, dove tutte contribuiamo in unione e comunione. La famiglia religiosa è di fondazione italiana, ormai da più di mezzo secolo è diventata una congregazione internazionale, dove il carisma si incarna, unico e sempre nuovo, in tante espressioni diverse. Attualmente il numero di suore non raggiunge i 500 membri e conta ben 15 nazionalità di tre Continenti! Ci sentiamo in sintonia con le parole di Papa Francesco, che si riferisce a Santa Teresina così:
”È patrona delle missioni, ma non è mai stata in missione: come si spiega, questo? Era una monaca carmelitana e la sua vita fu all’insegna della piccolezza e della debolezza: lei stessa si definiva “un piccolo granello di sabbia”. Di salute cagionevole, morì a soli 24 anni. Ma se il suo corpo era infermo, il suo cuore era vibrante, era missionario. Senza apparire intercedeva per le missioni, come un motore che, nascosto, dà a un veicolo la forza per andare avanti. I missionari, infatti, di cui Teresa è patrona, non sono solo quelli che fanno tanta strada, imparano lingue nuove, fanno opere di bene e sono bravi ad annunciare; no, missionario è anche chiunque vive, dove si trova, come strumento dell’amore di Dio” (Udienza generale del 7/6/2023).
Chiediamo, in questo compleanno di famiglia, la benedizione del Signore e della Consolata affinché possiamo continuare con fedeltà il progetto d’amore che Dio – nella sua infinita misericordia – vuole confidarci. BUON COMPLEANNO, FAMIGLIA!
Suor Stefania, mc