Hai già sentito parlare di Mombasa, in Kenya?
Forse tu o qualche amico ci è stato in vacanza, sulle sue famose spiagge in riva all’oceano.
Perché Mombasa è la seconda città più grande del Kenya, ma soprattutto è una specie di isola separata due piccoli fiumi, che la dividono dal resto del continente africano.
In Mombasa le Missionarie della Consolata hanno una comunità, che porta avanti un ambulatorio e una scuola materna. Da quasi un anno ci sono anch’io, Suor Mourine.
Ho fatto la Prima Professione nel Marzo 2024 e poi sono stata destinata qui, in questa città dal clima caldo e umido.
Oggi vorrei condividervi l’incontro che ho avuto con alcuni giovani in Parrocchia. Si avvicinava la festa Santa Josephina Bakhita, e i ragazzi hanno deciso di prepararsi con alcun incontri sulla loro Santa Patrona.
Ho chiesto loro cosa sapevano su Bakhita. Sorprendentemente, alcuni sapevano poco, vagamente avevano sentito che prima di essere suora, era una schiava. Uno persino pensava che Bakhita era un uomo.
Mi sono sentita stringere il cuore: mi sentivo come davanti a un gregge senza pastore. Manca ai giovani quella vicinanza così importante, uno spazio dove possano chiedere, domandare, trovare una risposta. Senza timore. E anche stare insieme e crescere insieme. Sapevano poco o niente di Bakhita, “ma come fanno a sapere, se nessuno glielo dice?” direbbe con decisione San Paolo.
Ho ascoltato un grido lanciato dai giovani; dicono che la gente attorno non li capisce e la vita ha tante sfide. Vogliono essere ascoltati. Ma c’è anche una sete di Dio.
Se qualcuno sparisce, e non lo vediamo più bazzicare negli ambienti della Parrocchia, è meglio chiedere a qualcuno, o cercarlo: c’è tanto bisogno di vicinanza! E di sentir parlare bene delle persone.
Con questa condivisione a cuore aperto, sono tornata a casa con lo zaino colmo di tante, tante cose: questo incontro mi ha dato gioia e gratitudine.
Mi ha spinto a prepararmi, a fare una ricerca sulla vita di Santa Bakhita, per poter arricchire questi giorni. Ed è stata una ricchezza anche per me.

Abbiamo condiviso, in reciprocità: abbiamo ricevuto tutti qualcosa.
Della vita di Santa Bakhita, sono emersi elementi molto importanti, che hanno toccato in profondità il nostro cuore: primo, vedere le cose con gli occhi di Dio. Nonostante la vita difficile e la schiavitù, Bakhita va oltre. Perdona. Si inginocchierebbe davanti ai suoi aguzzini, ha detto un giorno.
Secondo: la sofferenza trasforma la persona, le grazie non mancano. Ma la speranza trasforma e dà vita. Le sofferenze di Bakhita hanno dato frutto, trasformando la sua vita. Le sofferenze non ci lasciano uguali, ma possiamo cambiare per il positivo, migliorando.
Cosa possiamo imparare dalla Santa? La gratitudine, la semplicità, l’essere discepola, trovare la propria identità nel Signore, il perdono.
Terminati i tre giorni di riflessione e preghiera, alla domenica c’erano tanti giovani nella Messa. Abbiamo ripreso il cammino realizzato nei giorni precedenti. I giovani si sono sentiti amati e accompagnati.
Che ci sia lo zampino di Santa Bakhita?
Nel mio cuore continua a echeggiare il grido lanciato dai giovani. E voglio continuare a rimanere in dialogo con questo grido.
Suor Mourine, mc