A maggio ricordiamo un evento molto significativo: la beatificazione di Irene Stefani, Missionaria della Consolata, avvenuta in Kenya nel 2015. Oggi viaggiamo in Africa, dove in molti luoghi la devozione alla Beata Irene è molto viva
Suor Irene Stefani è una delle prime Suore Missionarie della Consolata: nata ad Anfo (BS) nel 1891. Entrata nell’ Istituto delle Suore Missionarie della Consolata, di recente fondazione, nel 1911. Raggiunse il Kenya nel 1914 e durante il conflitto mondiale prestò servizio come crocerossina in diversi ospedali militari. Trascorse quindi 10 intensi anni di apostolato missionario a Gekondi, insegnando nella scuola, visitando le famiglie, assistendo i malati.
Donna instancabile, la carità la spingeva a donare tutta sé stessa, senza misura e senza orari, alle persone che la cercavano, ai malati, ai ragazzi della scuola, agli anziani. Il suo unico desiderio era che tutti si salvassero, conoscendo l’amore di Dio. La sua carità era così grande, che i kikuyu la “ribattezzarono” Nyaatha, nome che significa: “Madre tutta misericordia”. Durante un’epidemia di peste, contrasse la malattia e morì a 39 anni donando la sua vita per l’ Istituto.
A NYERI IN KENYA
Sepolta a Nyeri, sede della diocesi fondata dai Missionari della Consolata, ancora oggi Suor Irene è conosciuta e amata come Nyaatha. Con la beatificazione del 2015 i suoi resti sono stati portati nella cattedrale, meta di pellegrinaggi. Ma Suor Irene non si ferma: continua a a visitare, di collina in collina, le comunità cristiane. Le sue reliquie, accompagnate da una statua, stanno visitando le parrocchie della diocesi. La gente accorre, si sente accolta e ascoltata da Nyaatha, e le grazie ricevute sono registrate in un quaderno, ormai ricco di tanti incontri provvidenziali con Suor Irene. Il “pellegrinaggio” di Suor Irene nella diocesi di Nyeri durerà 4 anni, ma altre regioni la stanno già aspettando: Nyaatha continua a essere quella Suora buona che non si stanca di correre all’ incontro dei suoi fratelli e sorelle!
A KILWA KIVINJE IN TANZANIA
Ma Suor Irene non si ferma! Anche sulle coste del Pacifico, in Tanzania, dove è stata come crocerossina durante il primo conflitto mondiale, la devozione sta crescendo. A Kilwa Masoko, dove c’è una comunità di Missionarie della Consolata, la maggioranza della popolazione è mussulmana. La piccola comunità cristiana di Kilwa Kivinje, dove Suor Irene ha servito i malati negli ospedali militari, ha preso il suo nome; hanno chiesto alle Sorelle di accompagnare la novena, affidandosi alla Beata Irene e alla sua materna intercessione. Per la festa, inizia una processione vicino al mare, dove lei ha vissuto gli anni del servizio, e si cammina quasi 5 km per arrivare alla chiesa, dove si celebra la Messa. La devozione alla Beata Irene sta crescendo sulle rive del Pacifico, dove la Missionaria ha dimostrato una carità eroica verso i malati e dove ha annunciato la fede cristiana a tanti, che l’hanno accolta prima di morire nella pace.
A NIPEPE, IN MOZAMBICO
Il miracolo che è stato riconosciuto dalla Chiesa e che ha portato Suor Irene sugli altari è avvenuto nel nord del Mozambico, a Nipepe: un numeroso gruppo di cristiani riunito nella chiesa e costretto a rimanervi per giorni, a causa dell’ attacco di milizie armate durante la guerra civile, ha bevuto dall’ acqua di un piccolo battistero in legno, dopo che Padre Giuseppe Frizzi, missionario della Consolata, aveva invocato Irene chiedendo la sua protezione. Non solo tutti si sono dissetati e lavati, ma nessuno si è perso, nessuno è stato vittima della guerriglia! Suor Irene è oggi invocata come un’ antenata del popolo, e la sua presenza è tangibile nella vita della gente, come possiamo ascoltare dalle parole di Suor Silveria: