Kateri Takakwitha, il “giglio dei Mohawks”

Gah-Dah-Li Degh-Agh-Widtha, questo il suo nome indigeno, nasce vicino all’attuale Auriesville (USA) nel 1656. Suo padre è un capo irochese mohawks che segue la religione tradizionale, la madre appartiene alla comunità algonchina ma è di fede cristiana. Rimasta orfana a 4 anni a causa di un’epidemia di vaiolo che la lascia sfigurata in volto, viene accolta nella capanna di uno zio nel villaggio di Gandaouagué dove le viene dato il nome Tekakwitha che nella lingua indigena significa “colei che mette le cose in ordine”. Qui vive dedicandosi al lavoro della famiglia ed entra in contatto con alcuni missionari gesuiti che le parlano di Dio e del suo infinito amore per gli uomini. Tekakwitha si ritrova sempre più spesso a pregare il Signore affinché preservi la sua castità, consacrandosi a Lui, per il momento in segreto. Inizia a desiderare di essere battezzata. Questo suo desiderio la mette duramente in urto con i parenti, che però alla fine accettano. Il 16 aprile 1676, nella solennità della Pasqua, Tekakwitha viene battezzata con il nome di Kateri, Caterina. Da quel giorno comincia a frequentare assiduamente la chiesa, si ritira spesso in preghiera e osserva il riposo domenicale, tutte pratiche che la famiglia inizia a non vedere di buon occhio. Quando Kateri capisce che il villaggio non è più un luogo sicuro per la sua fede e la sua virtù, chiede aiuto ai gesuiti che la accolgono nella missione di Sault, nel Québec. Qui la sua unione con Dio si fa sempre più totale. Negli anni della vita alla missione, la sua virtù è talmente riconosciuta che il 25 marzo 1679, nel giorno dell’Annunciazione, ottiene di consacrarsi pubblicamente e perpetuamente a Dio. Intanto, le continue privazioni e penitenze hanno iniziato a fiaccare il suo corpo, sebbene ancora molto giovane. Le sue condizioni si aggravano fino alla morte, che sopraggiunge – come lei stessa aveva predetto – nel mercoledì della Settimana Santa, il 17 aprile 1680, a soli 24 anni. In quel momento scompare dal suo volto ogni segno del vaiolo. La vita di Kateri colpisce molto la sua comunità, tanto che la sua tomba diventa presto meta di pellegrinaggi. Viene beatificata il 22 giugno 1980 da Giovanni Paolo II e canonizzata da Benedetto XVI nel 2012, prima santa indigena d’America, lei che i missionari gesuiti con cui crebbe nella fede avevano soprannominato “il giglio dei Mohawks”. Papa Francesco ne ha ricordato la figura durante il pellegrinaggio in Canada nel luglio di quest’anno.

Deborah Amell touches a statue of St. Kateri Tekakwitha after a Mass of thanksgiving celebrated Oct. 21 in her honor at the Shrine of Our Lady of Martyrs in Auriesville, N.Y. Pope Benedict XVI created seven new saints the same day, including St. Kateri, a 16th-century Mohawk-Algonquin woman known as the “Lily of t he Mohawks.” She is regarded as the first Native American saint. (CNS photo/Jason Greene, Reuters) (Oct. 22, 2012) See SAINTS-MASS Oct. 21, 2012.

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