
Oggi è venerdì Santo. Qui in Vilacaya (e in generale in tutta America Latina) è il giorno del Triduo Pasquale più sentito e celebrato.
Le donne della comunità puliscono le strade con cura per la Via Crucis, in cui verrano portate in processione le statue del Cristo morto, dell’ Addolorata e di San Giovanni. Ogni stazione sarà segnalata da un grande ramo di pioppio, conficcato nel terreno, che sembra un alberello. Qui sono le donne le protagoniste del Venerdì Santo, e in fondo di tutta la Quaresima: a loro la comunità affida le preghiere attorno ad una croce, adornata di fiori. Si chiede il buon raccolto (ormai siamo già nella prima fase della raccolta dei frutti della terra), si veglia il Cristo morto come se fosse un defunto.
Ma quest’anno non mi tolgo dalla testa la Via Crucis che hanno sceneggiato i ragazzi delle superiori, lo scorso mercoledì. E’ stata così bella e realista, che mi ha toccato profondamente. E conoscendo molti dei ragazzi, vedo un intreccio tra quella storia di 2000 anni fa con le loro storie. Che dire di Maria Addolorata: una ragazza che fin da piccola ha fatto da mamma alle sue due sorelline, e ora piange come Madonna a suo figlio Gesù… E il buon ladrone? Un ragazzo che viene da una famiglia povera e umile…
I giovani delle superiori hanno inscenato la Passione del Signore, ma loro stessi vivono situazioni alle volte difficili o drammatiche. Agli occhi della fede, sappiamo che Gesù ha preso su di sé il peccato, e anche ogni situazione di dolore: non c’è dramma che Gesù non abbia sperimentato, non c’è dramma senza il passaggio di Gesù. Spero. e desidero ardentemente, che i nostri giovani possano sperimentarlo nella propria vita: Gesù è lì al loro fianco, non li abbandona mai.
Sia questo il messaggio e il regalo di questo venerdì santo per ciascuno di noi.