
La Certosa di Pesio, in provincia di Cuneo, centro di spiritualità dei Missionari della Consolata, si prepara a celebrare 850 di vita
Alzi lo sguardo, e le montagne ti spingono verso il cielo. Ti sembra di respirare con più intensità; il tuo sguardo è più luminoso. Fondate in luoghi solitari per favorire la vita appartata e spirituale dei monaci, oggi le Certose si trovano in contesti naturalistici di grande suggestione: non fa eccezione la Certosa di Chiusa Pesio, in provincia di Cuneo. Siamo in una terra di confine, tra le Alpi Marittime e la “via del sale”, all’interno dello splendido Parco Naturale del Marguareis, a 100 km circa da Torino.
Fu eretta nel 1173, come attestano documenti dell’epoca: «… i Signori di Morozzo, con tutto il popolo di Chiusa, fecero donazione in mano di Ulderico, Priore dell’ordine Certosino, delle terre che giacciono nella parte montuosa del villaggio fino alle cime dei monti, e dall’una e l’altra parte del fiume Pesio… allo scopo di edificarvi un chiostro e una chiesa». Ulderico ne fu il primo Priore; personalità di spicco, veniva dalla Grande Chartreuse di Grenoble, il monastero dove San Bruno fondò l’ordine dei Certosini nel 1084. La Valle Pesio, infatti, si trovava in posizione strategica, tra la Grande Chartreuse e quella di Calabria, la prima fondata in Italia, dallo stesso san Bruno, nel 1091.
Entrare qui oggi è come fare un salto indietro di un millennio: corridoi e chiostri progettati per essere “deserto”, luoghi da cui escludere i rumori del mondo in cerca della contemplazione di Dio. Ti balzano davanti monaci e lavoratori, dediti, ognuno a proprio modo, alla costanza e alla pazienza, alla preghiera e all’impegno. Le cronache descrivono la Certosa di Pesio come una delle più belle e ricche del suo tempo, importante centro di vita religiosa e civile nei secoli tra il Medioevo e la Rivoluzione Francese.

Intorno alla Certosa c’erano poche strade, pochi abitanti, poca terra coltivata. C’era invece il deserto, verde di alberi l’estate, bianco di neve e ghiacci l’inverno. Ma la vita monastica fiorì ugualmente; si aggiunsero nuovi edifici al nucleo originario. Vennero studiosi e pellegrini, principi ed artisti; tra questi anche alcuni importanti esponenti di Casa Savoia, Vittorio Amedeo I e Maria Cristina, che vi furono ospiti nel 1634.
Dopo la grande fioritura venne anche il tempo dell’abbandono e della devastazione, forzati dalla Rivoluzione francese. I monaci se ne andarono nel 1802, cacciati dal decreto che aboliva gli Ordini religiosi. E fu di nuovo la Certosa solitaria e vuota, sepolta nel verde delle sue foreste di faggi e castagni o sotto la coltre di neve delle sue abbondanti nevicate invernali, nel progressivo e irreparabile destino di decadimento e rovina.
Solo l’arrivo dei Missionari della Consolata, nel 1934, ha ridato vita alla Certosa, riportandola alla missione nei periodi del suo splendore: essere centro di irradiazione della luce di Cristo nel mondo. I restauri provvidenziali effettuati dai Missionari, il notevole incremento, edilizio e viabile, della zona e soprattutto lo sviluppo del turismo, degli sport invernali, in un’ottica di sviluppo anche economico del territorio, hanno favorito l’interesse di numerosi visitatori verso questa imponente e spettacolare costruzione.

I Missionari della Consolata, nello scorcio di quasi 90 anni, non si sono limitati a fare i restauratori e i conservatori. Oggi la Certosa è di nuovo un centro di preghiera, spiritualità, studio, aperto ad accogliere non solo turisti ma persone che, come i monaci, sono in cerca di una meta più alta.
Il motto dei Certosini, che adorna il globo sormontato da una Croce, “Stat Crux dum volvitur Orbis” (“Resta la Croce, mentre il mondo scorre”) è stato accolto e messo a frutto dai religiosi della Consolata secondo la spiritualità loro propria, mariana, universale, di annuncio del Vangelo nel dialogo con le culture e le religioni.
Da anni si sussegue in Certosa un fitto calendario di attività rivolte a varie categorie di persone: ritiri, campi-scuola, tempi di deserto, corsi ed esercizi spirituali per giovanissimi, giovani, adulti singoli, famiglie e gruppi. E ci si aspettano celebrazioni importanti: nel 2023 un comitato promotore, composto da Regione Piemonte, Provincia di cuneo, Enti vari e Missionari, prepara un programma per ricordare gli 850 anni dalla fondazione. Sarà un anno straordianrio: il tempo giusto per continuare a “guardare in alto”.
Questo articolo è stato pubblicato su Andare alle Genti
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