
Sono arrivata in Liberia, mia prima destinazione missionaria, il 9 maggio 2022. Dopo una settimana dal mio arrivo, si è svolta la Visita Canonica alle comunità di questo Territorio. Madre Simona Brambilla mi incoraggiava e mi dava i consigli per poter cominciare bene questa missione. Mi ha suggerito l’immagine di un animale particolare, il camaleonte, come simbolo della missionaria che entra in una nuova realtà. L’ho trovato molto significativo per la mia vita e per la missione che stavo per cominciare. Il camaleonte ci aiuta a capire come adattarsi all’altro, come vivere l’incontro tra differenti culture e lingue e come accogliere l’altro. Questo animale ha tanto da dirci. Per esempio, il suo camminare lento e con circospezione, come se avesse paura di rovinare il terreno che calpesta e come se non volesse offendere nulla e nessuno, ci insegna che lo scoprire e conoscere l’altro non è una cosa che si realizza in una settimana o un mese. Questa scoperta e conoscenza richiede tempo, spazio e adattamento. Il camaleonte non perde la propria identità, assume il colore dell’ambiente dov’è ma rimane sé stesso: un camaleonte!
Il simbolo di questo animale mi aiuta tanto nell’avvicinarmi alla realtà di questa missione. Veramente ringrazio le nostre sorelle che mi stanno accompagnando nell’inserimento in questo contesto così nuovo per me, soprattutto Sr. Abela che, nel corso di alcune giornate di formazione alla inculturazione in Liberia, mi ha introdotto a questioni più profonde e delicate della cultura liberiana. Insieme a lei, ho avuto l’opportunità di incontrarmi con alcuni capi villaggio non lontano da casa nostra, e con loro ho avuto un momento di condivisione molto ricca. Mi hanno aiutato a capire le diverse culture delle varie etnie, per esempio la cultura della comunità “Bassa”, “Kpelle”, “Kisii”… Mi hanno spiegato alcune cose che non devo fare o dire per non offendere la gente e rispettare la sensibilità locale. Ancora, hanno condiviso molte realtà intime e profonde che interessano il mondo spirituale, i rituali, i miti che sostengono la visione del mondo e della vita. È stato un incontro molto impegnativo, intenso, anche sfidante, ma significativo e ricco.
Nello stesso giorno, per conoscere l’ambiente e la cultura, Sr. Abela ed io siamo andate a visitare un villaggio e abbiamo incontrato alcune persone che svolgono un ruolo spirituale nella tradizione locale. Anche loro hanno condiviso molto sul loro mondo spirituale ed ero molto contenta perché ho capito cose che non conoscevo. Mi ha toccato veramente l’apertura di queste donne e uomini che abbiamo incontrato, hanno condiviso liberamente quello che potevano sulla loro cultura. Abbiamo accolto con rispetto il fatto che nella tradizione delle varie etnie esistono aree più profonde e segrete che le persone non possono rivelare.

L’ultima di queste giornate di formazione è stata arricchita da un incontro con Monsignor Gabriel Jubwe, Amministratore Diocesano della Arcidiocesi di Monrovia, che mi ha illustrato in modo dettagliato la storia della Chiesa Cattolica in Liberia, fino ad oggi.
In queste giornate di formazione sulla inculturazione ho vissuto momenti forti e sfidanti, nel confronto con cose che non sapevo e con realtà che non avrei mai immaginato di conoscere, e momenti belli, di stupore e gratitudine. Insomma, posso dire che c’è veramente bisogno di una formazione all’inculturazione e alla interculturalità per noi, specialmente prima di intraprendere qualsiasi tipo di attività missionaria in un luogo e fra un popolo nuovo.

Sinceramente, queste giornate di formazione e condivisione mi hanno aiutato a comprendere e a leggere più in profondità quello che sta succedendo nella nostra missione. Ringrazio il Signore per questa opportunità! Abbiamo bisogno di tanta preghiera, perché l’entrare in una nuova cultura e conoscerne gli strati più profondi è una cosa molto seria e non facile, e solo la grazia di Dio può aprire il nostro cuore alla reciprocità.
Sr. Teresa Atieno, MC