Le suore? Vengono da Marte

Sr. Yudith Kikoti è originaria del Tanzania. Missionaria della Consolata dal ’91, ha vissuto 20 anni di intensa e variegata esperienza missionaria in Colombia, ricoprendo anche l’incarico di superiora regionale. Già ‘pioniera’, a lei abbiamo chiesto di raccontarci come affronta questo nuovo inizio in Kirghizistan e quali atteggiamenti favoriscono l’avvio di una presenza missionaria inedita.

Se confronto la mia esperienza in Colombia con quella attuale qui a Jalal-Abad, nel sud del Kirghizistan, pur trattandosi in entrambi i casi di una partenza ‘da zero’ per noi Missionarie della Consolata, mi appaiono evidenti notevoli differenze. Allora ci inserivamo in una realtà già cristiana dove c’era una pur minima idea di chi fossero i preti e le suore, anche se non se ne vedevano molti… Inoltre ero più giovane e avevo imparato lo spagnolo facilmente, riuscendo a entrare subito in dialogo con le persone, pur con l’impegno e la pazienza che l’apprendimento di una lingua sempre richiede.

Qui in Kirghizistan nessuno ha mai visto delle suore e nessuno capisce il significato di questa opzione di vita, in modo particolare la scelta di non avere marito né figli. Abbiamo dovuto confrontarci con simili perplessità fin dal nostro arrivo, esperienza che ripetiamo quotidianamente. Mi domando spesso in che modo possiamo essere testimoni credibili in una realtà in cui il nostro stile di vita non è conosciuto né capito. La maggior parte delle persone che incontriamo si mostra incuriosita dalla nostra presenza e ci tempesta di domande perché non riesce a ‘contestualizzarci’ se spieghiamo che non abbiamo famiglia. Ecco allora che la nostra vocazione diventa provocazione e suscita interrogativi anche in noi: come essere segno della presenza di Dio proprio qui, realtà così diversa da tutte quelle conosciute finora? Come presentarci a questo popolo kirghiso come Missionarie della Consolata in questa fase di contatto iniziale? Poche cose sono chiare: parlare poco e ascoltare molto, aprire bene gli occhi per poter intravvedere la direzione verso cui camminare, spalancare le orecchie per metterci in ascolto e allargare il cuore per accogliere ciò che ci viene incontro, flessibili nei necessari adattamenti. Imparare la lingua locale, per ora il russo ma in futuro anche il kirghiso, è certamente una priorità per avere accesso alla realtà profonda delle persone, del popolo e della sua cultura: è la prima forma di rispetto verso il ‘luogo sacro’ che ci ospita.

In una situazione in cui tutto è nuovo, dal territorio alla casa, dall’alfabeto al cibo, fondare saldamente la comunità diventa ancor più necessario: è in essa e attraverso di essa che attingo forza nei momenti in cui mi sento persa, è qui che mi ‘ritrovo’ tutte le volte che la frustrazione mi trasmette un senso di impotenza. La comunità è dono, sostegno e risposta allo stesso tempo. È qui che si coltiva in modo singolare la consapevolezza della presenza di Dio e della relazione con Lui, che offre energia, luce e sapienza per vincere le tentazioni dello sconforto e della resa.   

fondare saldamente la comunità diventa ancor più necessario: è in essa e attraverso di essa che attingo forza nei momenti in cui mi sento persa

L’atteggiamento indispensabile di ogni missionaria e missionario è sicuramente l’umiltà! Sento la necessità e l’urgenza di coltivarla giorno dopo giorno, per imparare l’arte di rimanere in silenzio quando proprio non riesco a spiegarmi, o il coraggio di pronunciare ancora le stesse parole che ho già detto e ridetto senza risultato. Sento il bisogno di contemplare ciò che mi circonda oggi: la natura splendida, le tradizioni, i costumi, le persone intorno a me, il loro modo di muoversi, di pensare e di agire.

Resta sempre viva, sullo sfondo, la domanda su come incarnare il nostro particolare carisma di consolazione in questa originale realtà che condividiamo, nella quale ci immergiamo un po’ alla volta, e come viceversa arricchire il carisma alla luce di questo contesto peculiare e unico, tenendo presente che i semi del Verbo sono già presenti proprio qui, e ci precedono da sempre… La missione andrà avanti e si svilupperà non per qualche nostro merito ma per opera dello Spirito Santo: è Lui il protagonista della missione.

Sr Yudith, mc

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