
Puntuali e un po’ più disinvolti nell’uso delle tecnologie, ci ritroviamo oggi più numerosi di ieri, dall’altra parte degli schermi: è un tripudio di saluti in tutte le lingue possibili.
Con il tema di questo secondo giorno del Convegno facciamo un vero e proprio salto nel tempo e ci immergiamo nell’evento delle Conferenze di Murang’a, avvenuto a soli tre anni dall’arrivo dei primi missionari in Kenya.
Mons. Giovanni Crippa, Missionario della Consolata, Vescovo di Ilheùs, in Brasile, è uno storico di professione e con la metodologia che gli è propria ci aiuta a ricreare gli antefatti, le premesse che hanno determinato quell’incontro dei Missionari della Consolata nei primi tre giorni di marzo nel 1904, oltre agli effetti che ha generato sia all’interno dello stesso gruppo IMC, sia per l’azione evangelizzatrice.
Fin da subito chiarisce che il Fondatore non è stato mai preoccupato di “inventare” ex-novo una metodologia missionaria, perché era fermamente convinto che essa dovesse emergere a partire dall’esperienza, e i veri protagonisti sarebbero stati i primi missionari sul campo: anche per questo sono partiti quasi subito. Per preservare l’unità di intenti, di fronte alle “minacce” interne ed esterne emerse ben presto, il gruppo ha sentito l’esigenza di riunirsi al completo per dedicare tempo agli esercizi spirituali (mattino) e alla riflessione (pomeriggio), e poter identificare una linea comune per proseguire la missione appena iniziata.
Il documento conclusivo, approvato in toto dall’Allamano, ha costituito una vera e propria pietra miliare, seguita ancora oggi nei suoi elementi sostanziali.
L’orologio, però, è inclemente e i moderatori, p. Nicholas Muthoka e sr. Adriana Gazzera, non cedono: dopo un’accelerata finale Mons. Crippa deve arrendersi al cronometro e lasciare la parola agli altri due relatori della giornata, sr. Simona Brambilla e p. James Lengarin, cui è affidato il compito di parlare dell’Attualità delle Conferenze di Murang’a nei nostri Istituti oggi.
Sr. Simona espone le modalità e le esperienze di quella che oggi si chiama sinodalità, a cui le MC sono ricorse spesso e volentieri, non solo per capitoli Generali, Assemblee, Conferenze, ma anche per i processi di revisione del diritto proprio e del ridisegnamento delle nostre presenza, che hanno visto e vedono paretcipare tutte le sorelle dell’Istituto. Sottolinea anche come sia la relazione tra noi e con le persone in mezzo alle quali viviamo che guida qualsiasi metodologia, così come fu per Murang’a.
P. James usa l’immagine di una campana tibetana, che risuona solo se incontra il battaglio giusto: l’importanza per noi di entrare in sintonia con l’ambiente, le passioni e le sofferenze attuali, attenti a riconoscere i segni dei tempi, capaci di ascolto della realtà e di dialogo per qualificare la missione.
Lasciamo l’approfondimento di tutti i contenuti ai testi delle relazioni, che saranno resi disponibili già dopo la conclusione della sessione odierna.
Dopo qualche delucidazione tecnica, sempre necessaria, p. Pedro Louro clicca il pulsante giusto e siamo immediatamente catapultati ognuno nel proprio gruppo di lavoro, dove siamo guidati dai moderatori di turno a rispondere ad una ‘semplice’ domanda: Quali scelte fare per attualizzare spirito, stile, scelte di Murang’a? L’esperienza ci suggerisce con molta fantasia e concretezza le personali risposte alla domanda, ma per conoscerle dovremo aspettare che i segretari veglino questa notte per produrre tutte le sintesi.
Murang’a 2 continua… arrivederci a domani: parleremo di CONSOLAZIONE!