Gli operai nascosti

San Barnaba Icono

La storia, i giornali, le notizie si occupano dei grandi fatti, dei grandi personaggi. Quelli che la maggior parte di noi non conosce mai. Eppure, le nostre vite sono solitamente segnate e in modo importante da personaggi che la storia non ricorderà, come quei medici ed infermieri che nei primi tempi della pandemia si sono assunti turni massacranti e hanno convissuto con pesanti paure, convinti di fare semplicemente il proprio dovere.

Anche la Bibbia, in realtà, sembra parlare principalmente dei grandi. O perché lo sono davvero, o per il peso che hanno acquisito per i credenti: Paolo di Tarso e Mosè non hanno lasciato nessuna traccia nelle opere degli storici del loro tempo, e Gesù di Nazaret molto poche, ma sono fondamentali per ebrei e cristiani.

Anche nella Bibbia, però, ci sono numerosissimi personaggi che ci possono sfuggire, tanto sono normali, ma che ci affascinano con la loro utilità e discrezione.

Un levita di Cipro

Uno di questi è Barnaba. Veniamo a sapere per la prima volta di lui da una piccola annotazione degli Atti degli Apostoli. Luca ha appena detto (At 4,34-35) che tutti i fedeli in Cristo, se avevano qualcosa, lo vendevano e mettevano il ricavato a disposizione degli apostoli, per le necessità di tutti. E cita, come esempio, proprio questo Barnaba (4,36-37), che ha un campo, lo vende e mette quanto ha guadagnato ai piedi degli apostoli.

Luca, si capisce, a volte indora un po’ la realtà. Qui, ad esempio, dice che tutti vendevano quello che avevano. Poi fa un esempio. Verrebbe da pensare che secondo Luca tutti avrebbero dovuto farlo, ma probabilmente le cose non andavano proprio così. Il gesto di Barnaba, con il quale entra sulla scena, sembra allora davvero coerente con tutta la sua esistenza successiva: generoso, idealista, decide di essere non chi segue la massa ma chi apre la strada, anche se poi sembra quasi che il suo gesto venga ridimensionato, non se ne possa neppure vantare, dal momento che secondo Luca lo facevano tutti.

Di lui si dice che è un levita originario di Cipro. I leviti erano gli incaricati del servizio nel tempio: da una parte, dei privilegiati, anche se non sembra proprio che Barnaba svolgesse quel servizio nel tempio e quindi godesse di tale privilegio, dal momento che si lascia intendere che fino ad allora non fosse vissuto a Gerusalemme. Cipro, poi, era un’isola importante e nota, ma non significativa per il mondo ebraico né particolarmente ricca, anche se utile per le rotte marittime. Insomma, sembrerebbe quasi un personaggio con qualche potenzialità, ma non particolarmente ben sfruttata. Uno dei tanti, che dimenticheremmo presto.

St barnabas from Fr Lawrence Lew OP from Flickr

Intermediario

Barnaba ritorna improvvisamente in scena dopo il grande colpo di scena della prima parte del libro. Saulo di Tarso, persecutore dei cristiani, mentre si recava a Damasco con lettere di presentazione da parte del sommo sacerdote cade da cavallo e resta cieco. A Damasco, poi, entra in contatto con la comunità cristiana e si converte (cfr. At 9). Da lì torna a Gerusalemme, dove però i seguaci di Gesù non credono che sia cambiato.

È Barnaba, uscito di nuovo dal nulla, a prendere Saulo con sé, a condurlo agli apostoli e a spiegare loro che cosa era successo (At 9,27). Gesto da poco, ma che nessuno aveva avuto il coraggio di fare. Possiamo solo interrogarci come sia stato deciso, se abbia parlato a Saulo, abbia cercato di capirlo, rischiando in prima persona, e quanta fatica possa essergli costata decidere di fidarsi, e non solo per sé, ma anche esponendosi in prima persona per farlo entrare in contatto con i Dodici.

Luca avrebbe potuto costruirci un’intero capitolo, ma decide di dir tutto in un versetto. E Barnaba, che già una volta aveva dimostrato generosità, spirito di iniziativa e capacità di mettersi in gioco in prima persona, compare per sbrogliare una situazione e un impaccio notevoli… e poi sparisce di nuovo nel nulla.

Antiochia

L’attenzione di Luca, infatti, si concentra su altre cose. Su Saulo, che, minacciato a Gerusalemme, ritorna nella sua città d’origine (At 9,30). Sul primo battesimo di un pagano (At 10). E poi su ciò che succede ad Antiochia. A Gerusalemme si viene infatti a sapere che in questa enorme e importante città i fedeli avevano iniziato a non rispettare più le divisioni rituali religiose che imponevano agli ebrei di non mangiare insieme a pagani. Ma i cristiani che venivano dall’ebraismo, in una città dove le diverse popolazioni si erano mescolate, iniziano ad annunciare Gesù anche ai pagani, e ad accogliere nelle proprie riunioni chi voleva unirsi, e a lasciarsi accogliere per l’eucaristia anche in case di ebrei divenuti cristiani. Siccome la scelta lascia molto perplessi, inviano un controllore a verificare e censurare. Tale controllore è Barnaba (At 11,22).

Perché proprio lui? Potremmo immaginare che avesse acquisito a Gerusalemme un’importanza e un ruolo significativi, o forse che mandino chi sanno che parla bene il greco, sicuramente la lingua franca della città di Antiochia. Qualche maligno potrebbe anche pensare che inviino un mezzo sconosciuto, non del posto, per evitare di esporsi troppo. In ogni caso, Barnaba non sembra avere dubbi e parte.

Una volta ad Antiochia, però, si rende conto di trovarsi di fronte a una comunità viva, calorosa, accogliente. Applica nuovamente apertura mentale, ascolto, intelligenza per giudicare senza pregiudizi. E riesce a vedere che in quel qualcosa di nuovo che accade ad Antiochia, c’è tanto di bello e buono.

E allora manda a dire a Gerusalemme che non solo non c’è nulla di male, in ciò che sta succedendo, anzi che lo Spirito Santo è all’opera per guidare la chiesa su strade in parte nuove. E non si ferma però a questa opera di giudizio.

Si accorge che in quella città dove persone di lingua e cultura greca e semita vivono insieme, in cui la chiesa sta acquisendo un nuovo volto, a cavallo tra tradizioni e sensibilità, c’è bisogno di qualcuno capace di capire e parlare ad entrambi i mondi. E si ricorda di Saulo, la persona giusta per il posto giusto che finalmente si è svelato. E corre a Tarso a informarlo, a chiamarlo, a portarlo ad Antiochia (At 11,25-26).

Per una volta, anche Luca si lascia andare, benché sia di solito parco di complimenti, ed ammette che «Barnaba era un uomo buono, pieno di Spirito Santo e fede» (At 11,24).

St Barnabas and Saul fr Lawrance Lew OP from Flickr

Prospettive di carriera

Ad Antiochia, ci informano ancora gli Atti degli Apostoli (11,26), Saulo e Barnaba lavorano insieme per circa un anno, al punto da essere ritenuti tra i capi di quella comunità (13,1).

Al termine di quell’anno, poi, la stessa comunità decide che è opportuno andare ad annunciare anche altrove il vangelo, e decidono di mandare non gli elementi più scomodi, magari per toglierseli di torno, ma due dei propri capi, ossia Barnaba e Saulo, insieme a Giovanni Marco.

La prima tappa è proprio quella Cipro da cui veniva Barnaba, e lì succedono due eventi apparentemente piccoli ma dalle grandi conseguenze (cfr. At 13,1-13). Dopo uno scontro con un mago, Giovanni Marco ritorna a Gerusalemme, mentre l’ordine dei due compagni residui cambia: non più “Barnaba e Saulo”, ma “Paolo e Barnaba”. Il nostro personaggio, che finora aveva mantenuto la guida delle operazioni, passa in secondo piano, e non mostra mai di essersene offeso. In quanto a Giovanni Marco, tornerà presto a essere significativo.

Il viaggio è un enorme successo. Addirittura, a un certo punto Paolo e Barnaba sono salutati come dèi (At 14,11-15). Tornati ad Antiochia, il resoconto del loro viaggio entusiasma tutta la chiesa (At 14,26-28).

Subito dopo, viene scelto lui, insieme a Paolo, per andare a Gerusalemme a difendere la causa dei cristiani provenienti dal paganesimo, che chiedevano di non essere sottoposti alla legge mosaica per vivere nella comunità cristiana (At 15).

Sembrerebbe che la vita di Barnaba, finalmente, sia arrivata in prima fila e destinata a restarci.

La fine

Così però non è.

Al ritorno dal “concilio di Gerusalemme”, Paolo vorrebbe allestire un nuovo viaggio, per visitare e confortare le chiese già fondate e stabilirne delle altre.

Barnaba, coerente con la sua costante attenzione, vorrebbe coinvolgere nuovamente Giovanni Marco, ma Paolo si oppone violentemente (At 15,38-39), in quanto si era sentito tradito nel primo viaggio.

E allora il nostro piccolo eroe rinuncia al viaggio con Paolo… e parte insieme a Giovanni Marco, fedele alla sua missione di reintegrare coloro che, per un motivo o per l’altro, restano ai margini.

Non sentiremo più parlare di Barnaba: la sua ultima, e prima, missione è quella di reintrodurre nella chiesa chi ne era lontano.

Angelo Fracchia

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