Tra fulmini e arcobaleni

Cosa accomuna i fulmini con gli arcobaleni? Certamente il temporale estivo, che nella stagione delle piogge, sulle Ande, di solito scoppia nel pomeriggio e lascia qualche minuto al sole del tramonto, per dipingere nel cielo ancora nuvoloso un enorme, splendido arco, alle volte doppio. Lo spettacolo è bellissimo, eppure un quechua o un aymara (e potremo anche indicare persone di altre etnie sudamericane) potrebbero dirti: “Non guardarlo! Ti toglie la vista!”. A me è successo, e scavando un poco nella cosmologia andina, ho scoperto cose molto interessanti.

Quando parliamo di “colpo di fulmine”, indichiamo un innamoramento repentino; nel mondo andino l’essere fulminato (letteralmente! e sopravvivere) è segno di una vocazione molto speciale: chi sopravvive al fulmine è considerato un chiamato al servizio della comunità come medico tradizionale, che impara a leggere le foglie di coca, entra in comunicazione con il mondo invisibile che lo circonda, compie riti di guarigione. Anche se meno frequente, pure chi è colpito da un arcobaleno può ammalarsi e forse morire, ma se sopravvive acquista la sua energia e diventa un medico tradizionale.

Lo spettacolo è bellissimo, eppure un quechua e un aymara potrebbero dirti: “Non guardarlo! Ti toglie la vista!”.

Ciò che accomuna fulmine ed arcobaleno è la loro posizione tra cielo e terra: il primo scende dalle nuvole e si scarica al suolo, il secondo esce dalla terra e si innalza nel cielo; sono come ponti che convogliano e trasportano energia da mondi diversi: il “mondo di sopra”, il cielo, e il “mondo di sotto”, la terra. Si può capire la pericolosità che percepisce la persona andina: è come toccare (se mi è concesso il paragone) un cavo dell’alta tensione. Eppure chi sopravvive a questo contatto riceve la stessa energia, e la incanala per il bene della comunità, poiché il medico tradizionale guarisce i malati, lo fa gratuitamente come un servizio.

Fulmine ed arcbaleno sono come ponti che convogliano e trasportano energia da mondi diversi

Se per il fulmine può essere più facile comprendere, è meno diretta la relazione con l’arcobaleno, eppure l’idea di fondo è la stessa: si tratta di energia tra cielo e terra, potente e pericolosa. Un giorno, un medico tradizionale mi ha parlato della malattia di chi è colpito dall’arcobaleno: malessere, gonfiore di tutto il corpo. Continuo ad avere difficoltà a capire come si può toccare o essere colpiti dall’arcobaleno, ma ho imparato a credere a queste malattie che l’antropologia chiama tecnicamente “culturali”, ossia retaggio di una determinata cultura, perché ho visto realmente le loro conseguenze nelle persone. Mi sono pure ricordata che anche nella mia cultura di origine (contadina piemontese) ho avuto da piccola una malattia che il medico diceva non esistesse, ma che io sentivo nel mio corpo e che una guaritrice ha saputo risolvere. Magari qualche lettore o lettrice può dire la stessa cosa.

Suor Stefania, mc

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