Goccioloni di sudore. Una bella storia di gioventù

Dire che Gilda era una ragazza molto timida, non rende per niente l’idea. Lo fanno molto bene, però, i goccioloni di sudore che le scendevano sul volto, tutte le volte che doveva dire qualcosa, e le costava così tanto…

Orfana di padre, a 14 anni perde d’improvviso anche la madre, morta di infarto. Il maestro che lavorava nella scuola della sua comunità, si preoccupò molto per la situazione difficile che Gilda e suo fratello Basilio stavano affrontando, per questo si rivolse a noi, presentando il caso.

Non era la prima volta che un maestro ci condivideva la sua preoccupazione per gente bisognosa delle comunità: siamo sempre molte grate a questi docenti rurali che – oltre ad insegnare – hanno a cuore il bene delle persone che incontrano.

Sono passati ormai 6 anni: passano in fretta, ma sono molti, ovvero: il tempo sufficiente per fare bei cammini di crescita personale e di relazione. Gilda, anche se continua ad essere abbastanza taciturna, non trema più e non suda più come all’inizio: arriva alla casa con un bel sorriso, e ci racconta la sua vita. L’abbiamo aiutata a frequentare una scuola di taglio e cucito a livello professionale superiore. Con il primo livello le hanno dato un titolo di studio corrispondente alla maturità; con il secondo, una specializzazione tecnica come un diploma universitario.

Ad agosto doveva dare l’esame finale: la difesa del progetto tecnico che aveva preparato con tanto sacrificio. Era molto agitata: abbiamo pregato tanto che l’emozione non la bloccasse. Le mando un messaggio nel WhatsApp:

“Allora, come è andata????”

“Bene” (il suo essere taciturno è molto più accentuato nella chat…).

“Sei passata???”.

“Si”.

“Ma quanto ti hanno dato???” (il mestiere di strappadenti ormai l’ho imparato bene con lei…)

“70/100”

“bravaaaaaa” (insieme a molte emoticon….)

Dopo qualche giorno mi manda un messaggio:

“Prestatemi per favore dei soldi per aprire un negozietto…”

Ci mettiamo d’accordo per incontrarci la domenica. Ed ecco la bellissima sorpresa: il giorno stesso in cui ha sostenuto l’esame finale, la sua scuola le ha chiesto di lavorare come portinaia e bidella, con la possibilità di allestire un piccolo negozietto di snack e bibite per gli studenti. Le diamo i soldi, e ci diamo appuntamento il sabato al mercato, per mostrarle i luoghi migliori per l’acquisto di merci all’ ingrosso (con la mensa ci siamo fatte una bella esperienza).

Durante la settimana pensavo: “Sarebbe bene comprarle il sacco di zucchero da 50 kg, ma come facciamo a trasportarlo?”

Domanda ingenua di una mamma che considera sempre piccoli i suoi figli… Il sabato troviamo Gilda alle 06.30 del mattino con un carretto già pieno di merci:

“Ma hai comprato gli alfajores? (= merendine tipiche dell’Argentina)”

“No. Erano cari: l’altro giorno ho visto che la signora Beatriz li vende a meno”.

Ma cosa credo io, insegnare il commercio a una donna andina, che ce lo ha nel sangue??? Torno a casa con un sorriso stampato, che non riesco a togliere. Sono troppo felice. La mia Gilda ha già trovato lavoro, e nel mentre accumula i soldini per aprirsi il suo negozio da sarta…

Questo è il bello della missione. Vedere crescere le persone e le relazioni, diventare mamme, con le preoccupazioni e le gioie tipiche dei genitori.

Adesso, quando vedo una giovane molto timida, sogno che possa aprirsi come una splendida rosa, così come lo ha fatto Gilda. Buon viaggio nella vita, figlia mia!

Suor Stefania, mc

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