
Una Chiesa missionaria, sinodale e ministeriale, più incarnata e inculturata, impegnata con i poveri e con la cura del Creato.
Ispirandosi al poverello di Assisi, Papa Francesco sa sognare e vuole che anche il mondo e la Chiesa sognino. E i suoi sogni toccano le diverse dimensioni della vita: sociale, culturale, ecologica ed ecclesiale. Questi sogni costituiscono la struttura dell’Esortazione Apostolica Querida Amazonia (2020), documento che deve essere letto insieme al Documento finale del Sinodo (2019). Rivolta a tutte le persone di buona volontà, l’Esortazione rappresenta prima di tutto una sfida per la Chiesa, chiamata a trovare nuovi cammini di evangelizzazione, annunciando il cuore del messaggio cristiano. È interessante notare che in Querida Amazonia, Il sogno ecclesiale di Francesco occupa gran parte del quarto e ultimo Capitolo (61-110), e ciò è coerente con la concezione ecclesiologica del Cardinale Bergoglio che quando fu eletto Pontefice, nella sua prima conferenza con i giornalisti disse: “Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri”. In conformità a questo sogno, mutuato dal Concilio Vaticano II, Papa Francesco è determinato a riformare la Chiesa e sogna una Chiesa in uscita missionaria, più sinodale e ministeriale, più incarnata e inculturata, impegnata con i poveri e con la cura della Casa Comune.
Una Chiesa incarnata
“Figlio” dell’Enciclica Laudato sì (2015), il Sinodo speciale per la Regione Pan-Amazzonica è stato convocato dal Papa due anni dopo con lo scopo di cercare “nuovi cammini per la Chiesa e per un’ecologia integrale”. Francesco vuole “sviluppare una Chiesa dal volto amazzonico”. Per questo la riflessione non parte da un’idea astratta ma dall’ascolto della realtà con le sue sfide, tribolazioni e speranze, realtà in cui la Chiesa è inserita e deve cercare di incarnarsi sempre di più. Per il Papa, ciò che determina la missione della Chiesa inviata ad annunciare il Vangelo di Gesù sono i popoli con le loro culture e l’ambiente geografico, culturale e sociale, e nel nostro caso è la Regione pan-Amazzonica. “La Chiesa è chiamata a camminare con i popoli dell’Amazzonia” (61) secondo la tradizione latino-americana assunta nella conferenza di Medellín (1968) e “la sua applicazione da Santarem (1972) a Puebla (1979), a Santo Domingo (1992) e a Aparecida (2007)”. In questo senso, “l’autentica scelta per i più poveri e dimenticati” non deve ridursi all’ambito sociale perché la “Chiesa non è una ONG”, ma deve proporre “il grande annuncio salvifico, quel grido missionario che punta al cuore e dà senso a tutto il resto” (63). “Essi hanno diritto all’annuncio del Vangelo, soprattutto a quel primo annuncio che si chiama kerygma” (64).
Una Chiesa inculturata
Francesco chiede maggior determinazione per migliorare i processi d’inculturazione in tutti i sensi. “La Chiesa, mentre annuncia sempre di nuovo il kerigma, deve crescere in Amazzonia” (66). E riprendendo l’Esortazione Evangelii Gaudium, ricorda che “la grazia suppone la cultura, e il dono di Dio si incarna nella cultura di chi lo riceve” (68). Dopo aver ascoltato la saggezza ancestrale dei popoli, guidati dallo Spirito, è necessario aprire nuovi cammini (70). Nella cura del Creato, i popoli indigeni hanno molto da insegnarci. Questa inculturazione, dice il Papa, non può essere separata “da una ferma difesa dei diritti umani, facendo risplendere il volto di Cristo che “ha voluto identificarsi con speciale tenerezza con i più deboli e i più poveri” (75). L’inculturazione è vista, allora, come un punto di partenza affinché possano nascere testimoni di santità dal volto amazzonico (77). “Un vero missionario cerca di scoprire quali legittime aspirazioni passano attraverso le manifestazioni religiose a volte imperfette, parziali o sbagliate, e cerca di rispondere a partire da una spiritualità inculturata” (79). Per quanto riguarda la liturgia, il cammino da fare è ancora molto lungo per raggiungere dei traguardi significativi per una profonda inculturazione che abbracci contenuti e forme. Francesco ricorda che “già il Concilio Vaticano II aveva richiesto questo sforzo di inculturazione della liturgia tra i popoli indigeni, ma sono trascorsi più di cinquant’anni e abbiamo fatto pochi progressi in questa direzione” (82).

Una Chiesa ministeriale
È nell’inculturazione del ministero e nella ricerca di nuovi ministeri, dove si possono evidenziare maggiori difficoltà e certe contraddizioni. Si insiste sulla necessità che in tutte le regioni amazzoniche, sia “urgente fare in modo che i popoli amazzonici non siano privati del Cibo di vita nuova (l’Eucaristia) e del Sacramento del perdono” (89). Le proposte che seguono – preghiera per le vocazioni e generosità missionaria – anche se aiutano, sono chiaramente insufficienti per risolvere questo problema. Papa Francesco riconosce la necessità di sacerdoti, “ma ciò non esclude che ordinariamente i diaconi permanenti – che dovrebbero essere molti di più in Amazzonia -, le religiose e i laici stessi assumano responsabilità importanti” (92). Non si tratta solo di favorire una maggiore presenza di ministri ordinati ma i vari servizi laicali (93) e, a causa della grande mobilità interna dell’Amazzonia, “occorre pensare a gruppi missionari itineranti e ‘sostenere l’inserimento e l’itineranza delle persone consacrate vicino ai più poveri ed esclusi’”(98). Riguardo al tema delle donne nella Chiesa (99-103) (i passi fatti a questo riguardo sono insufficienti), Francesco riconosce “il loro ruolo centrale nelle comunità amazzoniche” (103) e la loro testimonianza al Sinodo. In una Chiesa sinodale per la vita delle comunità, Francesco rileva l’importanza dei sacerdoti, dei diaconi permanenti e dei laici, ma soprattutto delle donne (Cf. 102) e considera questo un processo arricchente, non ancora concluso e lascia quindi tutte le porte aperte per ulteriori riflessioni e passi avanti. Ampliare orizzonti oltre i conflitti dove “tutto si risolve su di un piano superiore che conserva in sé le preziose potenzialità delle polarità in contrasto” (104) e “la convivenza ecumenica e interreligiosa”, completano le riflessioni nel capitolo sul sogno ecclesiale di Francesco. “In un’Amazzonia multi-religiosa, i credenti hanno bisogno di trovare spazi per dialogare e agire insieme per il bene comune e la promozione dei più poveri” (106). L’Esortazione si conclude con un sguardo a Maria, “la Madre dell’Amazzonia”.

Una Chiesa sinodale
Il principio della “sinodalità” è alla base dell’ecclesiologia di Francesco. Il termine greco “sinodo” significa “camminare insieme”. In linea con il Vaticano II, Francesco è convinto che “il cammino del Sinodo è proprio il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”. Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto reciproco, dove ognuno ha qualcosa da imparare. Popolo fedele, Collegio Episcopale, Vescovo di Roma: ognuno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo, lo “Spirito di verità” (Gv 14,17), per sapere ciò che Egli “dice alle Chiese” (Ap 2,7).
In sintesi, il sogno ecclesiale di Francesco nella Querida Amazonia è di creare “comunità cristiane capaci di impegnarsi e di incarnarsi in Amazzonia, fino al punto di donare alla Chiesa nuovi volti con tratti amazzonici”. L’enfasi sta nell’appello a creare in Amazzonia “una cultura ecclesiale propria, marcatamente laicale, realizzando la presenza stabile di responsabili laici maturi e dotati di autorità […] una presenza capillare che è possibile solo attraverso un incisivo protagonismo dei laici” (94). In questo senso, uno dei primi frutti del Sinodo è stato la creazione della Conferenza Ecclesiale dell’Amazzonia (29 giugno 2020). La sua natura non è “episcopale”, ma “ecclesiale” e la sua composizione riflette l’unità nella diversità della Chiesa e la sua chiamata a una sempre maggiore sinodalità. Questa riflessione è un invito non solo al popolo di Dio, ma anche a tutte le persone di buona volontà a condividere lo stesso sogno, perché come diceva Mons. Helder Câmara, “quando si sogna da soli, rimane un sogno, ma quando sono molti a sognare, è già una realtà”. In questo tempo particolare di Covid-19, non solo l’Amazzonia, ma il mondo intero ha bisogno di lasciarsi ispirare dai sogni di Papa Francesco.
Rubrica Andare alle Genti : I SOGNI DI PAPA FRANCESCO IN QUERIDA AMAZZONIA
IL SOGNO ECCLESIALE
di padre JAIME C. PATIAS, IMC, Consigliere Generale per l’America