PICCOLI GESTI DI CURA RECIPROCA

Dobbiamo riconoscere che tanti cristiani e uomini di buona volontà sono stati educati fin da piccoli a chiedere perdono per le loro mancanze nei confronti del prossimo, ma quasi mai per i peccati contro la creazione e i beni del creato (aria, acqua, suolo, energia, clima…) poiché nel passato non esisteva ancora una adeguata sensibilità ecologica. Ancora oggi, d’altra parte, non è diffusa la consapevolezza che “il crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio” (così dichiara il Patriarca ortodosso Bartolomeo I, citato nell’enciclica Laudato si’ al n. 8).

L’ecologia integrale che propone Papa Francesco è uno stile di vita controcorrente, che esige una svolta radicale del nostro modo di pensare e di agire. Si tratta di abbandonare i comportamenti e gli atteggiamenti “del dominatore, del consumatore, del mero sfruttatore delle risorse naturali” (n. 11).

Oggi, ogni cittadino consapevole e responsabile, sa che bisogna mettere in pratica i 17 obiettivi dell’Agenda ONU per lo sviluppo sostenibile, da realizzare entro il 2030 per il bene dell’umanità e del pianeta. Tali obiettivi si riferiscono, in particolare, a cinque aree tematiche come la persona, il pianeta, la prosperità, la pace e la partnership. Gli obiettivi rivolti alla “persona” riguardano i problemi della povertà, della fame, della salute, dell’istruzione e della parità di genere.

Gli obiettivi riguardanti l’area del “pianeta” sono rivolti al “capitale naturale”, ossia agli organismi viventi, all’aria, all’acqua, alle risorse geologiche, alla lotta per ridurre le cause del cambiamento climatico, come le emissioni di gas serra, o ’inquinamento degli oceani e dei mari, o il processo di deforestazione e degradazione del territorio.

Gli obiettivi relativi all’area della “prosperità” riguardano la promozione della crescita economica attraverso l’aumento del lavoro e della produttività. Anche il tema delle infrastrutture e la riduzione delle disuguaglianze tra i Paesi del mondo appartengono a quest’area. Bisogna inoltre rendere le città più sicure e inclusive, ma anche più resistenti e sostenibili. All’area della “pace” è rivolto l’obiettivo che tende a garantire l’accesso alla giustizia, a realizzare istituzioni più solide, responsabili e inclusive a tutti i livelli. Un futuro migliore esige infatti la riduzione della devianza e della mortalità.

Infine, l’obiettivo della quinta e ultima area della “partnership”, riguarda i modi di rinforzare le forme della cooperazione e rivitalizzare le collaborazioni globali per lo sviluppo sostenibile. Alla luce di questo quadro d’insieme, possiamo dunque affermare che le molteplici azioni di resilienza e di cura relative al bene comune riguardano essenzialmente sia i bisogni primari delle persone come il cibo, l’abitazione, la salute, l’istruzione, sia la concretezza elementare ed immediata dei “beni comuni” come l’acqua, l’energia rinnovabile, il clima, la biodiversità, il riciclaggio dei rifiuti, la tutela del territorio, la lotta contro l’inquinamento ecc.

Il messaggio di speranza lanciato da Papa Francesco è che “possiamo sempre fare qualcosa per risolvere i problemi” (n. 61), e inoltre che “non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi” (n.205). Nell’enciclica si insiste molto sul presupposto che “l’essere umano è ancora capace di intervenire positivamente” nei confronti dell’ambiente, “con gesti di generosità, solidarietà e cura” (n, 58). In questa prospettiva più rassicurante e fiduciosa, non si manca di richiamare alla mente alcuni esempi riusciti di riassetto per migliorare l’ambiente, come: il risanamento dei fiumi, il recupero dei boschi autoctoni, l’abbellimento dei paesaggi con progetti di edilizia. Nel sesto e ultimo capitolo dell’enciclica intitolato “Educazione e spiritualità ecologica”, troviamo un invito alla conversione ecologica, sia individuale che comunitaria dove ciascuno di noi viene sollecitato a puntare su un nuovo stile di vita nella consapevolezza che “la sobrietà è liberante” (n. 223).

In sintesi, possiamo affermare, che dobbiamo essere capaci di esercitare quotidianamente una “cittadinanza ecologica” da vivere, usando le parole pregnanti di Papa Francesco, come “amore civile e politico”. In conclusione, al centro della nostra relazione con gli altri, con Dio e con le cose ci deve essere il senso profondo della cura, come anche della resilienza, della sobrietà e della sostenibilità. Deve essere però chiaro a tutti che secondo Papa Francesco l’ecologia integrale non potrà essere portata a compimento fin quando spingeremo soltanto sul pedale del fare, dell’azione e della prassi. Occorrerà, al contrario, spingere anche sul pedale di una nuova spiritualità, poiché “il mondo è qualcosa di più di un problema da risolvere, è un mistero gaudioso da contemplare nella letizia e nella lode”(n. 12).Come abbiamo visto, il bene comune non è qualcosa di astratto e sfuggente, ma una realtà concreta e tangibile che riguarda noi stessi, i nostri bisogni e i nostri diritti. Prendersi cura del bene comune, pertanto, è diretta responsabilità di ognuno di noi come cittadino del mondo e abitante del pianeta. Non farlo sarebbe un grave segno di egoismo e di individualismo, una spiacevole mancanza di senso comunitario e di coscienza ecologica. È profondamente significativo, infine, che anche nell’ultima enciclica Fratelli tutti, Papa Francesco sia tornato a porre l’accento sul tema del bene comune nella prospettiva della fraternità universale e dell’amicizia sociale. Si sottolinea più volte come la carità sia una realtà sociale e politica. Si afferma che “la grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine” (Fratelli tutti, 178). Come molti già sanno, ogni cristiano è chiamato a pensare che la politica sia “una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune” (n. 180). Ciò, per Papa Francesco, richiede di riconoscere che l’amore, “pieno di piccoli gesti di cura reciproca, è anche civile e politico, e si manifesta in tutte le azioni che cercano di costruire un mondo migliore” (n. 181).

di ANTONIO NANNI

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