Millenni di storia e sorprese dal Kazakistan

Pastore Kazako
Pastore Kazako

Il 28 febbraio 2020, suor Adriana Medina Medina, suor Claudia Lancheros Avila, suor Luisa Filipe Munguambe e suor Zipporah Wanjuki Mwaniki sono partite per il Kazakistan. Questa nuova presenza missionaria, in Asia Centrale, invoglia a scoprire le bellezze e i segreti di questo Paese, per lungo tempo considerato poco più di un grande spazio vuoto al centro dell’Asia. Insieme, scopriamo alcune caratteristiche paesaggistiche e culturali del Kazakistan, cuore misterioso del continente euroasiatico, terra di forte contrasto tra tradizione e modernità.

Lago di Almaty

Luoghi incantevoli, ricchi di storia, con paesaggi intatti e un’accoglienza gentile e attenta, che solo Paesi non ancora presi d’assalto dal turismo di massa, sanno offrire: questo è il Kazakistan, il nono Paese al mondo per estensione, spesso considerato solo poco più di un grande spazio vuoto, al centro dell’Asia. Eppure, vanta oltre 3000 anni di storia e le steppe fra il Mar Caspio e la Cina sono state attraversate, per secoli, da popoli nomadi e da mercanti in viaggio sulla Via della Seta.

Il Kazakistan, odierno, nato dalle ceneri dell’Unione Sovietica, crocevia di popoli, lingue e religioni, è un mosaico di etnie. I due principali gruppi sono i kazaki e i russi, seguono poi minoranze uzbeche, ucraine, uigure, tartare…  in tutto, circa 129 etnie e 40 religioni. Questa mescolanza ha alcune radici lontane ed altre più vicine a noi. Attorno all’anno Mille, numerose tribù nomadi invasero queste zone e si insediarono. Nel 1848, l’Impero zarista russo riuscì ad annettere il territorio delle steppe, cioè, il Kazakistan. Da allora, i due Paesi rimasero legati, fino alla caduta dell’URSS e all’indipendenza della nazione, nel 1991.

Il nome: Kazakistan, dal turco-persiano qazāq (nomade, vagabondo), rivela l’animo della gente che lo abita e le caratteristiche scolpite nelle loro tradizioni, prima fra tutte: l’ospitalità, che nella cultura kazaka è sacra. Per esempio, la tradizione vuole che l’unico cavallo della famiglia venga sacrificato e portato in tavola, qualora qualcuno sopraggiunga inaspettatamente; ancora, i genitori di un novello sposo devono legare un cavallo fuori dall’ingresso della yurta (tipica abitazione mobile), preparata per la coppia, affinché i giovani sposi si ricordino sempre di essere ospitali e generosi.

Tre sono i nomi per indicare, in kazako, l’ospite: Arnayy konak (l’invitato), kudayy konak (l’inaspettato) e   kydyrma konak (lo straniero), ma non importa a quale tipologia si appartenga, a tutti verrà riservato il cibo più saporito e chiesto di cantare e animare la festa accompagnati dagli strumenti tipici: dombra (a due corde simile al liuto) e kobyz (simile alla viola), perché un antico detto kazako recita: “Ricordati di accogliere sempre l’ospite come un messaggero di Dio”.

Dombra

Dal 1997 la capitale del Kazakistan è Astana. Con i suoi palazzi realizzati da architetti di fama internazionale presenta il volto moderno della Repubblica Kazaka e il suo desiderio di crescita.

Il Paese è tra i primi produttori al mondo di alluminio, piombo, argento, zinco e possiede giacimenti di oro, rame, petrolio e gas naturale.

Nel 1999, l’UNESCO ha conferito ad Astana lo status di “Città della pace.

Almaty, che fu la prima capitale del Kazakistan, rimane la più grande città kazaka e il centro commerciale della Nazione, è circondata dai monti Tien Shan (Montagne Celesti), che segnano il confine del Kazakistan con la Cina e il Kirghizistan; sulle pendici dei monti crescono i meli selvatici, che danno il nome all’antica capitale, infatti, Almaty in kazako significa: “il luogo delle mele”.

Nella città, il Museo Centrale di Stato offre informazioni sulla storia del Kazakistan ed espone una copia in miniatura del principale tesoro archeologico del Paese: l’Uomo Dorato, ovvero il costume di un guerriero fatto con 4.000 pezzi d’oro e decorato con motivi di animali mitologici.

Città di Almaty

Dalla città di Almaty si possono raggiungere parchi incantevoli: il Canyon Charyn, piccolo ma suggestivo è il risultato dell’azione erosiva dell’omonimo fiume, che ha lasciato traccia di sé scavando nella steppa piatta una gola profonda tra i 150 e i 300 metri.

Il parco Altyn-Emel, famoso per le dune cantanti e le montagne multicolori formate da differenti strati di roccia con striature orizzontali, che vanno dal bianco, al rosso e all’arancione.

Una curiosità botanica di questo Paese sono i tulipani, che nei mesi di aprile e maggio ricoprono i prati alpini del Kazakistan: sono i celebri tulipani Grieg e Kaufman, il primo di un rosso intenso e il secondo striato di vari colori, la cui bellezza deriva dalla combinazione del clima e del suolo in cui vivono. Culla di questa specie floreale è la Riserva Naturale di Aksu Zhabagly, che si estende fino ai confini con il Kyrghisistan e l’Usbekistan sfiorando i margini della steppa, a 1200 metri di quota, e arrivando fino ai 4.239 metri del picco Sayram. Si narra che moltissime specie di tulipani, coltivate nel mondo discendano dai tulipani del Kazakistan e siano stati gli Ottomani a portarli, nel Diciassettesimo secolo, dall’Asia Centrale in Olanda.

Chryn Canyon

Steppe, deserti, foreste, canyon, verdi colline, montagne innevate e laghi cristallini. Questi gli aspetti contrastanti che caratterizzano la Repubblica ex-sovietica del Kazakistan, il più grande Stato del mondo senza accesso al mare, in dinamico equilibrio tra il passato carovaniero della Via della Seta ed il futuro delle progredite architetture della nuova capitale Astana, definita: la “Dubai della steppa”.

suor Maria Luisa Casiraghi  

Aprile 2020

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