
Suor Adanech è una giovane missionaria della Consolata etiope piena di vita e gioia, come leggerete nell’intervista. Sta aspettando “l’ingresso nella terra promessa”: la sua missione in Kirghizistan. Nell’attesa, ci concede quattro chiacchiere gradevoli
Cosa significa per te la missione?
Per me la missione significa Dio stesso e, anche, che la missione è di Dio. Quando dico Dio stesso, è Lui che ha fatto tutte le cose , ha creato il cielo e la terra, tutte le creature, soprattutto ci ha creati a sua immagine e somiglianza. (Genesi 1-2): per questo Dio è la missione. Continuando il significato della missione dico la missione è di Dio, perché non siamo noi che abbiamo creato questa missione, è già stata fatta da Dio e Lui è il padrone della missione, non sono io. Io sono solo un strumento della missione: Gesù mi ha dato la responsabilità e mandata per continuare la missione di Dio Padre. La missione per me è anche un amore; perché Dio ha amato il mondo e dato il suo unico figlio diletto per noi e per me a salvarci. Oggi sono io la figlia diletta di Dio amata e chiamata a continuare a donare questo amore di Dio, come Gesù ha fatto fino alla fine consegnando la sua vita per me e per tutti nell’Eucaristia e sulla croce. Dio è l’amore. Dio è la missione. La missione è Dio. La missione è l’amore.
Come ti sei sentita quando ti hanno destinata a Asia?
Quando ho ricevuto questa destinazione sentivo una gioia profonda che non potevo esprimere o dare un nome. Perché dopo la mia prima professione religiosa aspettavo la terra promessa dove Dio mi avrebbe condotto. Non sapevo dove mi mandavano ma c’era quella aspettativa di ricevere la destinazione. Una può chiedere come mai hai sentito la gioia così, senza conoscere il paese dove vai? Qualche mese dopo aver ricevuto questa destinazione sentivo paura: sentivo di non essere degna di andare in Asia, perché non ero preparata e non conoscevo il paese. Però non importa la mia conoscenza, basta che Dio conosca (Lui sa tutto) e Dio c’è. La mia missione è soltanto di seguirlo ed andare dove mi manda Lui, perché la missione è sua.
Quando la Madre generale mi ha chiesto di andare in Asia, ha detto:
“Adanech, abbiamo pensato che tu vai in Asia. Cosa ne pensi?”
Ho detto “Sì”.
Poi continua la Madre: “voi andare?”
Ho detto: “Sì”
Alla terza domanda di Madre: “sei pronta?”
Ho detto: “Si”.
Alla fine l’ho chiesto: “tu pensi che io posso imparare la lingua russa?”
Lei mi dice: “se hai imparato la lingua italiana, e potrai anche imparare il russo tranquillamente”.
Ho detto: “va bene, la missione è di Dio”
Mi rispose: “è giusto”.
Questo dialogo mi ha portato al dialogo tra Gesù e Pietro nel vangelo secondo Giovanni 21 che dice Gesù: “Simone, figlio di Giovanni mi ami più di costoro?”
Gli rispose: “Certo Signore, tu lo sai che ti voglio bene” e così per tre volte ha fatto la domanda e poi Gesù ha consegnato a Pietro la sua missione. Anche Per me è stessa cosa che il Signore mi dà la responsabilità di andare alla nuova missione attraverso Madre Simona e il suo Consiglio.

Raccontaci un momento della missione che ti ha dato tanta gioia.
Il momento della missione che mi ha dato tanta gioia e che porto sempre nel mio cuore è il momento in cui ho fatto il mandato missionario. Ma anche il tempo in cui sono stata nella scuola materna con i bambini, i maestri e i dipendenti della scuola di Shambo, perché ci volevamo bene. Ho vissuto con libertà e responsabilità. Voglio sottolineare che la gioia della missione non consiste solo nei momenti di consolazione, ma anche i momenti sfidanti.
Ero responsabile di 230 bambini e 15 dipendenti nella scuola. Prendere la responsabilità di tutto non era facile, però quando ho donato tutto al Signore, tutto andava bene. I bambini mi davano tanta gioia. Tutti volevano baciarmi e abbracciarmi quando ritornavano a casa. Anche per me stare con loro, parlare con loro, aiutarli in tutti i sensi mi ha dato tanta gioia nel cuore, e ringrazio Dio.
Una cosa molto interessante era che alcuni bambini quando non stanno bene non si sentivano di dirlo agli insegnanti, ma venivano in ufficio e mi dicevano quello che sentivano come una persona grande. I bambini sono graziosi: ogni tanto mi vedevano in città o nel mercato e mi chiamavano in oromo Sisterii keeyna, chevuol dire la nostra suora e poi dicevano sempre (Sister, Sister) suora, suora sulla strada e venivano a salutarmi; anch’io conoscevo tutti i bambini che studiavano da noi: che bello! Il pastore (Gesù) che conosce le sue pecorelle.
La gioia della missione non finisce mai. Un altro momento che mi ha dato gioia, fu quando i genitori dei bambini mi chiamavano “la mamma dei nostri bambini” e alcuni mi chiamavano Suor Consolata: che gioia!! Dalla loro parte, gli operai mi chiamavano in oromo Aayyo keeyna che vuol dire la nostra mammam, perché tutti si sentivano liberi di parlare e condividere tutto senza paura. Allora per me essendo una suora giovane di 29 anni chiedevo al Signore come mai mi chiamano così, io che sono giovane? Niente da fare, è la missione. Ringrazio Dio, padrone della gioia e la missione perché ogni cosa che faccio è ispirata da Dio e dallo Spirito Santo.
Cosa ti ha insegnato la missione?
Come avevo detto all’inizio, la missione è Dio, e quindi mi ha insegnato tante cose, soprattutto amare ed essere una missionaria, con la sua bellezza e difficoltà. Amare come? Ho vissuto questa parola amare, come una risposta al suo Amore per me. Amando Dio e il suo figlio Gesù, che è il mio sposo e salvatore del mondo e la mia gente che mi sono affidati dal Signore. Essere una missione come? Ho vissuto con la disponibilità. Una missione vuol dire pronta a dare la vita ed andare verso ai bisognosi dell’evangelizzazione. La mia risposta a questo amore e missione è stato il giorno del mio mandato missionario il 7 maggio 2019 che ho fatto nella mia parrocchia si chiama Shappa Mariam dove sono nata, battezzata, cresciuta servendo Dio da piccola e anche dove è stato il Cardinal Massaia.
Quel giorno Dio chiedeva, come nel libro della profeta Isaia: “chi manderò e chi andrà per noi?” E io risposto: “Eccomi, Manda me”.Così sto continuando la missione di Dio come mi ha insegnato Lui. Adesso sono pronta per partire per l’Asia centrale (Kirghizistan) dove vado a fare l’esperienza del mio primo amore con Dio. Perché “ il primo amore non si scorda mai”. La missione mi ha insegnato ad avere tanta pazienza come Gesù quando l hanno crocifisso, sputavano battevano, trascinavano e tutta la sua passione e morte. Ma Gesù non ha detto niente stava in silenzio e aveva tanta pazienza verso gli scribi e i capi dei sacerdoti.

Cosa diresti a una giovane che è in ricerca vocazionale?
Come una suora giovane, direi alle giovani che sono in ricerca vocazionale di cercare sempre dove si trova l’amore di Dio. Fermarsi un po’, pensare bene e ascoltare il cuore, invece di decidere subito. Non avere fretta per la decisione. Magari vi condivido la mia esperienza come è stata, così potete vedere la vostra esperienza di ricerca.
Allora ho cominciato a sentire questa chiamata religiosa quando ero piccola nella scuola elementare, perché c’erano le suore che venivano nella mia parrocchia per aiutare e servire in chiesa per la festa annuale. Mi piaceva tanto ma non sapevo come fare. Sicuramente sono rimasta con un desiderio grande. Poi quando sono cresciuta mi sono dimenticata di questa vocazione e ho continuato studiare di più per avere la mia famiglia. Però quando ho finito i miei studi mi è venuto ancora quel desiderio che avevo.
Ho ripreso, riflettuto, pensato tante volte; era molto difficile di scegliere quale è la mia vita; perché avevo già lavoro, soldi e tutto ecc.… alla fine ho deciso di pregare e chiedere l’aiuto di Dio e sono andata in chiesa inginocchiata davanti a Gesù e alla Madonna. Ho detto: “qual è la mia vocazione? Dove voi che io vada?” Durante la mia preghiera il mio cuore andava alle Suore Missionarie della Consolata e mi attirava la loro vita missionaria. Per questo ho detto: prima è meglio fermarsi e chiederci cosa sentiamo, vogliamo essere e dove ci vuole il Signore. Ascoltarlo se è anche attraverso le persone per me non c’è nulla come l’amore di Dio. Perché Dio è sempre fedele, i nostri amici/che ci vogliono bene quando siamo disposte a loro. Però Dio sempre ci ama e chiama “venite”.
Anch’io vi invito tutti: venite che serviamo il Signore e rimaniamo in Lui (nel suo Amore).
Carissime/i giovane/i Non abbiate paura perché il futuro è nostro e vostro. Cerchiamo il suo regno dicendo:
“Ho bisogno di incontrati nel mio cuore
Di trovare te di stare insieme a te
Unico riferimento nel mio andare
unica ragione tu unico sostegno tu
Al centro del mio cuore ci sei solo tu”
Benedicendo tutti !!
Sr. Adanech Mitiku MC
Sr. Adanech Thanks for your sharing very nice! you have helped one of my Itlian diserner to like it. she is liking your sharing too.