La mia vita è bella

O Dio se io Ti adoro per paura dell’inferno, bruciami al inferno; se Ti adoro con la speranza del Paradiso, escludimi dal paradiso, ma se Ti adoro per Te stesso, non rifiutarmi la Tua Bellezza eterna!”

(Rābiʿa al-ʿAdawiyya)

Suor Caelia Cristina ci racconta la bellezza della sua vita missionaria

Il venticinquesimo anniversario della mia professione Religiosa mi si è presentato davanti quasi come un evento intenso e a lo stesso tempo «naturale» che accade semplicemente perché si è vissuto. La sensazione dominante in questo momento è in effetti questa: ho vissuto in modo pieno, vissuto una storia ricca di eventi, di persone, di incontri, di scoperte, di gioia, di fatiche, ma soprattutto è una esperienza BELLA, straordinariamente bella, della quale non cambierei niente.

Questo grande mondo delle religioni e in particolare dell’Islam, che ho vissuto in questi anni della mia vita missionaria, mi ha talmente toccata che quando mi chiedono cosa è l’islam, trovo subito una risposta, che è quella che ho vissuto. Per me l’islam sono Volti, sono persone che hanno arricchito il mio essere come missionaria; è una ricchezza da vivere e condividere e questo mi ha insegnato ad essere più umile, ed è per questo che faccio mia questa Bella frase di questa Poetessa Sufi Rabbia.

Ricordo che poco tempo fa mia nipote Florencia, un po’ a bruciapelo, mi ha chiesto: «zia, tu sei felice?». Mi sono resa conto di non essermi mai posta questa domanda in forma così esplicita, ma la risposta è venuta di getto, con una immediatezza che ha stupito me per prima: «nella vita non poteva accadermi nulla di più bello!». E i sentimenti che accompagnavano queste parole erano stupore, commozione, gratitudine, sgorgati da dentro in modo spontaneo e quasi irrefrenabile.

Oggi, ricordando queste parole, sento che esprimono davvero bene quello che sto vivendo: la mia vita è stata ed è bella, e non perché ho vissuto con intensità e gioia, ma perché ad un certo punto vi è accaduto qualcosa di straordinario: il Dio della vita, il Signore Gesù, che l’abitava da sempre, si è fatto riconoscere con una forza nuova, mi ha fatto intuire quale pienezza di esistenza poteva donarmi la relazione speciale con lui, mi ha affascinata con la sua promessa di vita piena, mi ha coinvolta nella sua stessa passione per gli uomini e per la loro felicità. E io mi sono lasciata conquistare, semplicemente, come accade quando qualcuno giunge a toccare le corde segrete del cuore e le fa vibrare in un modo unico, come nessuno mai prima, facendoti scoprire che da sempre stavi attendendo proprio quello, proprio Lui.

Non sto pensando  alla riedizione spirituale della favola del Principe azzurro, che non ho mai sognato, è invece la consapevolezza che davvero ciascuno di noi porta dentro di sé la traccia divina della propria origine e, con essa, la nostalgia  struggente di una vita armonica con il Signore, di un’esistenza vissuta nell’amore, di relazioni belle, serene, positive tra gli uomini, di religione  e culture diverse  ed è questo desiderio a rendere inquieti, perennemente alla ricerca di un ‘di più’, sempre tesi all’altro che ci appaghi… fino a che non lo troviamo; e lo riconosciamo dalla pace che ci dona.

Come non ricordare le parole con cui S. Agostino ha lucidamente espresso questa realtà: «Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te» E perché no di “Rābiʿa al-ʿAdawiyya” questa una poetessa Sufi «Sono del mio Signore e vivo all’ombra dei suoi comandi.

A questo punto mi attendo qualche domanda provocatoria: «ma, ciò che è accaduto ad un certo punto della vita, è rimasto là, nella memoria di una esperienza bella ma passata o c’è una presenza, un amore reale che sostiene la vita di oggi?

 Quale esperienza di pienezza offre la vita con Dio? Non manca ‘qualcosa’ al compiersi di quella realizzazione umana ed affettiva a cui ogni donna aspira?

Affido la mia risposta a parole molto più efficaci di quelle con cui io riuscirei ad esprimere ciò che pure sento con intensità e dolcezza: un bellissimo brano tratto dalle confessioni di S. Agostino.

«Ciò che sento in modo non dubbio, anzi certo, Signore, è che ti amo. Ma che amo; quando amo te?

Non una bellezza corporea, né una grazia temporale: non lo splendore della luce, così caro a questi miei occhi, non le dolci melodie delle cantilene d’ogni tono, non la fragranza dei fiori, degli unguenti e degli aromi, non la manna e il miele, non le membra accette agli amplessi della carne.

Nulla di tutto ciò amo quando amo il mio Dio, eppure amo una sorta di luce e voce e odore e cibo e amplesso nell’amore il mio Dio: la luce, le voci, l’odore, il cibo, l’amplesso dell’uomo interiore che è in me, ove splende alla mia anima una luce non avvolta dallo spazio, ove risuona una voce non travolta dal tempo, ove olezza un profumo non disperso dal vento, ove colto un sapore non attenuato dalla voracità, ove si annoda una stretta non interrotta dalla sazietà.

Ciò amo, quando amo il mio Dio» (Dalle «Confessioni» di Sant’Agostino, vescovo Lib. X,6)

Con questa pienezza d’ amore che mi è stata donata e che mi colma di gioia, continuo il mio cammino con Dio, grata per il molto che ho ricevuto da Lui e dalle persone con cui ha arricchito la mia esistenza.

Guardo al tempo che mi sta davanti con in cuore i sentimenti espressi dalla strofa finale del Salmo 16:

«Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra» 

Suor Celia Cristiana Báez, mc

5 commenti su “La mia vita è bella”

  1. Grazie sr Celia per questa riflessione e per la tua passione missionaria, in particolare per i nostri fratelli e sorelle dell’ Islam.

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