I Superiori e le Superiore Generali degli Istituti italiani esclusivamente missionari hanno redatto un documento in occasione del prossimo Mese Missionario Straordinario
“Come rappresentanti degli Istituti missionari di fondazione italiana, maschili e femminili (Comboniani,
Consolata, PIME e Saveriani), desideriamo pertanto far udire la nostra voce condividendo gioie, speranze e preoccupazioni in un’epoca di cambiamento in cui – di fronte alle inedite sfide del mondo attuale – anche noi missionari ci troviamo, a volte, disorientati ma anche stimolati a percorrere percorsi nuovi”.
Così inizia il documento, che segue affermando:
“All’inizio della nostra vocazione, il cui fondamento comune sono il Battesimo e la Confermazione, vi è
l’esperienza trasformante che ha cambiato la vita di ciascuno di noi: l’incontro con Gesù Cristo che, come scrisse Papa Benedetto XVI, «dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva» (Deus Caritas est, n.1). È da questo che è nata, infatti, la nostra passione per la missione perché un incontro vero, che trasforma la vita e il modo di pensare e di sentire, non può che sfociare nell’annuncio”.
Fondamentale è la dimensione comunitaria:
“Consapevoli che la missione non è un fatto individuale ma ecclesiale, riaffermiamo l’importanza di vivere la nostra vocazione missionaria in comunione con coloro che condividono il nostro stesso carisma e con tutti gli uomini e le donne di buona volontà che aspirano per vocazione a costruire il Regno di Dio. Sappiamo, infatti, che il servizio alla missione è evento di comunità in quanto il nostro incontro con Gesù, che sfocia nell’annuncio, si manifesta nella storia condivisa del carisma particolare dei nostri Istituti e nella partecipazione al carisma dei nostri Fondatori. Per questo, ribadiamo che la missione non può essere un fatto individuale e solitario ma, essenzialmente, un evento di comunione, un sentire cum ecclesia: con la Chiesa universale e particolare di cui noi missionari siamo espressione e da cui siamo inviati, e con la Chiesa particolare alla quale siamo mandati. Crediamo inoltre che la testimonianza della vita comune e fraterna delle nostre comunità in missione sia già un primo annuncio del Vangelo di Gesù Cristo”.

In quanto Istituti Missionari:
“Per noi, come giá affermava S. Paolo VI, evangelizzare è la grazia e la vocazione propria dei nostri Istituti, la loro identità più profonda (cfr. EN n.14). E’, infatti, la scelta missionaria che rende capaci «di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per la evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione», come sottolinea Papa Francesco (Evangelii gaudium n.27)”.
In mondo che cambia in fretta, i nostri Superiori affermano:
“Oggi, le mutate situazioni del mondo e della Chiesa ci obbligano a ripensare le modalità di fare missione. Per questo motivo abbiamo bisogno di nuovi paradigmi che diano un quadro di riferimento all’azione missionaria”.

Si delineano cammini e orizzonti, come:
“«Evangelizzatrice la Chiesa comincia con evangelizzare sé stessa» (EN n. 15). Desideriamo, pertanto, dar vita a comunità inserite in una realtà missionaria, a contatto con la gente che siamo chiamati a servire e che ci sfida sulla genuinità della nostra testimonianza. Aneliamo ad uno stile di missione all’insegna della reciprocità, dove il missionario/la missionaria è allo stesso tempo evangelizzatore e evangelizzato”.
Continuano:
“Siamo convinti che ciò che portiamo, Gesù Cristo e il Vangelo del Regno, sia essenziale per la vita della
gente in mezzo a cui viviamo e con cui lavoriamo: «Io sono venuto, dice Gesù, perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). È un annuncio che esige un cambiamento di cuore e di mente: non vi può essere annuncio del Vangelo senza metanoia, senza conversione (Mc 1,15; Mt 4,17), sia in chi lo proclama che in chi lo riceve: il Vangelo è una spada a doppio taglio che giudica e mi giudica. Non vi può essere annuncio del Vangelo senza parresia, il coraggio di proclamare la Verità e di giudicare strutture di morte e di alienazione che soffocano i più deboli: non c’è annuncio senza profezia”.
E concludono:
“Noi, rappresentanti degli Istituti missionari di fondazione italiana, maschili e femminili, vogliamo far nostre le parole di S. Paolo: «Non è un vanto per me predicare il Vangelo; è un dovere: guai se non predicassi il Vangelo» (1 Cor. 9.16). L’evangelizzazione per noi è passione, passione per Cristo e il Suo Regno e, in modo particolare, passione per i ‘poveri’ della terra, gli sfruttati e gli esclusi. Possa il Dio della Vita sostenerci e che lo zelo per la missione che ha animato i nostri Fondatori possa essere anche per noi oggi fonte di ispirazione per la nostra azione missionaria”.
Gli Istituti Missionari, di fondazione italiana, maschili e femminili:
Missionari Comboniani
Missionarie Comboniane,
Missionari della Consolata
Missionarie della Consolata
Missionari Saveriani
Missionarie Saveriane
Missionari del PIME
Missionarie del PIME