UNA MANO TESA OLTRE LA FRONTIERA

L’arrivo dei cittadini venezuelani in Colombia e in altri Paesi Latinoamericani è conseguenza della crisi economica, sociale e politica che sta attraversando il Venezuela, di fronte alla quale le persone decidono di abbandonare il proprio luogo di nascita per andare in cerca di opportunità e mezzi di sussistenza. Altri partono con la forte speranza che un giorno la situazione possa migliorare e quindi potranno ritornare.

A luglio di quest’anno, il numero dei cittadini venezuelani residenti in Colombia era di 870.093, circa la popolazione di Torino, di questi solo 381.735 sono residenti legalmente stabiliti. Circa 15.000 già superano il limite di permanenza e altri 30.578 sono entrati illegalmente nel territorio colombiano.

Esiste un altro tipo di migrazione, quella “pendolare”. In questa modalità di migrazione le persone entrano con l’obiettivo di acquistare alimenti o farmaci e nel giro di 48 ore ritornano nella loro patria. Il documento usato per questo tipo di spostamento è la “Tarjeta de Movibilidad Fronteriza” (cioè un documento che offre la possibilità di spostarsi). Le persone che si spostano attraverso questo sistema sono circa 1.000.000 al mese.

Un altro tipo di migrazione è quella solo di passaggio, in cui l’intenzione è quella di arrivare in altri Paesi. Le destinazioni più frequenti sono: Ecuador, Perù, Cile e Argentina. Tutto ciò trasforma il fenomeno della migrazione in una questione che interessa non soltanto i Paesi vicini, ma tutta l’America del Sud.

Di fronte a questo panorama, il governo colombiano ha dovuto creare il RAMV (Registro Amministrativo dei Migranti Venezuelani in Colombia), per portare avanti il processo di regolarizzazione di 442.462 persone che erano entrate nel Paese negli ultimi anni con l’intenzione di costruire un progetto di vita a lunga scadenza. Così si offre la possibilità di un “Permesso Speciale di Permanenza”, con il quale la persona può iniziare le pratiche per sollecitare il visto e la carta d’identità per stranieri.

Questa è una delle misure che il Governo colombiano ha adottato a favore dei migranti venezuelani e del loro soggiorno in Colombia. Nello stesso modo ha cercato di assicurare i diritti di base di queste persone per ciò che riguarda la salute. La Corte Costituzionale ha ordinato che si creasse un modello progressivo in cui si dà attenzione non soltanto alle urgenze, ma anche ai casi particolarmente gravi come gli ammalati di cancro, senza il bisogno di presentare un documento come il permesso di soggiorno. Al 30 luglio del 2018 risultano aiutate 78.352 persone attraverso il canale delle urgenze.

Ma, per realizzare tutto questo, il governo colombiano ha avuto bisogno di chiedere e gestire risorse provenienti da enti internazionali, perché in alcune città come Cúcuta e Bogotá, nelle quali si trova il maggior numero di migranti, sono aumentate malattie come l’HIV e la tubercolosi e questo implica un maggior potenziamento degli aiuti per evitare la propagazione di questi virus e per tutelare in modo particolare i bambini.

Oltre alla salute, si cerca di assicurare un altro diritto importante, cioè l’educazione. Nel 2017 l’ICBF (Istituto Colombiano di Benessere della Famiglia) ha assistito 26.349 bambini venezuelani, dei quali 3.346 sono stati accolti nei Centri di sviluppo integrale perché minori di 5 anni. Nonostante ciò la richiesta è molto più grande, ma le risorse non bastano.

Le città più grandi, come Medellín e Bogotà, hanno aperto l’accesso alle scuole pubbliche, e ciò facilita le procedure per le famiglie che cercano di stabilirsi nelle città colombiane. L’Ente Migrazione della Colombia assicura che questo è un passo importante perché il processo di legalizzazione sia controllato e i genitori possano cercare lavoro e così generare redditi, e per accertarsi che i bambini si trovino in buone condizioni, evitando che le famiglie siano sanzionate con l’espulsione. Tutte queste misure sono state adottate per agevolare i servizi più elementari a chi non ha niente, specie bambini e adolescenti che sono le fasce più fragili della società. Vediamo quindi un quadro in cui la Colombia apre le porte a livello di governo, e ciò è nettamente in accordo con la legge di solidarietà e di accoglienza del Vangelo.

di ANDRÉS SEBASTIÁN CAMACHO

per informazioni o abbonamenti alla rivista, clicca qui 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *