LA VIA DI GESÙ

Il tempo liturgico di Natale si chiude con una festa a cui a volte diamo poca importanza, quella del battesimo di Gesù. Quando se ne parla, si dice solitamente che Gesù mostra la sua umiltà in quanto si unisce agli uomini in un segno di penitenza di cui lui non aveva bisogno.

Questo è giusto e vero, ma se tutti e quattro i vangeli hanno ritenuto opportuno parlare di Giovanni “Battista” (cioè “Battezzatore”) e tre di loro fanno iniziare la missione pubblica di Gesù dal suo battesimo, significa che il personaggio in questione era riconosciuto come molto importante.

Una fonte non evangelica

Raramente accade di trovare informazioni su personaggi evangelici al di fuori dei vangeli. È ciò che accade con il Battista, di cui parla anche Giuseppe Flavio, un autore ebreo del i secolo non sempre del tutto affidabile ma molto ben informato.

Ce lo presenta così: «Uomo buono che esortava i Giudei che si esercitassero nella virtù e praticassero giustizia nei rapporti reciproci e religiosità verso Dio, a convenire a battesimo: a tale condizione, infatti, gli pareva accettabile anche l’immersione, qualora non se ne servissero come discolpa riguardo ad alcuni peccati, ma piuttosto riguardo alla purificazione del corpo, dal momento che certamente anche l’anima era stata purificata in precedenza dalla giustizia.» (Antichità Giudaiche, xviii 117). L’idea è totalmente in linea con la spiritualità giudaica, secondo la quale chi commette il male si contamina di un’impurità. Anche quando il peccatore si converte (e, per riprendere Giuseppe Flavio, vive le virtù ed è corretto verso gli uomini e verso Dio) gli resta addosso come il segno del peccato. Si esprime così l’intuizione esistenziale che il male compiuto continua a causare conseguenze anche quando lo abbiamo abbandonato.

Nella tradizione ebraica l’unico che possa eliminare questa contaminazione è Dio, perché la liberazione dalle conseguenze del peccato non è frutto semplicemente dell’impegno umano. E si otteneva tale purificazione con sacrifici offerti nel tempio, ben regolamentati dalla legge e gestiti dai sacerdoti.

È in questo che il Battista si mostra originale: chi vuole essere purificato, dopo essersi incamminato in un percorso di vita corretta, è invitato non ad andare al tempio, ma a farsi immergere nel Giordano da lui. Non i riti e la sicurezza della legge, dunque, ma il rapporto personale con uno che si proclama voce di Dio, a cui devo credere o negare credito.

Che cosa dicono i vangeli sinottici

Questa presentazione del Battista sembra coerente con ciò che ne dicono i vangeli. Leggiamo che «venne predicando un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati» (Mc 1,4; Lc 3,3), ossia un’immersione che comportava un ravvedimento ed era finalizzato al perdono dei peccati. Si ripete, con parole diverse, ciò che aveva suggerito Giuseppe Flavio: il Battista invitava a un cambiamento di vita, mentre il suo battesimo era finalizzato al perdono dei peccati.

I tre vangeli, poi, sono persino buffi nel tentativo di ridimensionare l’accaduto senza però tacerlo. Marco (1,4-12), che è il più antico, è anche il più realistico. Al Giordano arriva un Gesù sconosciuto, che viene battezzato insieme agli altri e vede poi scendere su di lui lo Spirito come una colomba, mentre sente una voce. È lui, non quelli che stanno intorno, a vedere e sentire.

Matteo (3,1-17) sembra volerlo un po’ nascondere: Gesù viene a farsi battezzare ma il Battista non vorrebbe, tanto che è Gesù a dover insistere. E dopo «si aprono i cieli» (sembra un dato di fatto, non una visione sua) e «vide i cieli aperti»: chi è che vede? È Gesù stesso, o qualcun altro?

Luca (3,3-20) fa ancora di più: «Avvenne che, mentre tutto il popolo si faceva battezzare e fu battezzato anche Gesù, mentre pregava si aprì il cielo…». Che il popolo si faccia battezzare è il contesto, il battesimo subito da Gesù sembra quasi un’appendice, e al centro del discorso c’è il cielo che si apre e la voce che si ode (dunque, da parte di tutti).

Più passa il tempo, più gli evangelisti sembrano imbarazzati dal battesimo. Nello stesso tempo, però, non possono tacerlo. Perché?

Il battesimo nel vangelo secondo Giovanni

Se possibile, il vangelo di Giovanni si spinge ancora oltre… Fin dal prologo spiega non che cosa il Battista è, ma che cosa non è (Gv 1,6-8.15.19-36), spiega come Giovanni abbia chiarito di non essere il più importante (Gv 1,29-36), ci informa che i primi due discepoli di Gesù lo erano già stati di Giovanni (1,37-39: come se fosse una evoluzione…) e tace il battesimo. O meglio, quando ne parla, ci stupisce.

Di colpo, infatti, ci informa che Gesù battezza (Gv 3,22). Nessun altro lo aveva detto prima, ed è imbarazzante perché il battesimo era il gesto inventato dal Battista (il vangelo non ce lo ha detto, ma ce ne hanno informato gli altri tre e lo si sapeva), e ripeterne il gesto, che fino ad allora non esisteva, comporta non solo di ritenerlo opportuno, ma anche di copiarlo. Comporta di riconoscere Giovanni come maestro.

Ma c’è di più. A un certo punto, infatti, Gesù viene a sapere che i farisei hanno sentito dire che lui «fa più discepoli e battezza più di Giovanni (sebbene non fosse lui in persona a battezzare, ma i suoi discepoli)» (Gv 4,1-2). Colpo di scena! Si direbbe che Gesù si sia messo in concorrenza battesimale con Giovanni. E precisare che in realtà non era lui a farlo può sembrare un’attenuante, ma a dire il vero aggrava la situazione, perché se Gesù ha dei discepoli nel medesimo contesto e nella medesima attività di Giovanni, significa che davvero si è messo in concorrenza con quello che può essere solo un suo maestro. E in più, non è verosimile che i suoi discepoli facciano, in campo religioso, ciò che lui non ha almeno autorizzato…

Perché tacerlo? Perché dirlo?

Perché i vangeli dovrebbero comportarsi in questo modo?

La prima chiesa conosce e incontra (e si scontra con) dei “discepoli di Giovanni” (cfr. At 18,25; 19,1-5; Mc 2,18). Ammettere che Gesù sia stato battezzato dal Battista comportava inevitabilmente riconoscere che Giovanni avesse una precedenza, fosse più importante, e Gesù solo un suo discepolo. Può forse un discepolo essere superiore al suo maestro?

Sarebbe stato tanto meglio non dirne niente, come prova a fare il vangelo secondo Giovanni. Ma nello stesso tempo tacerlo non è possibile, evidentemente perché quello era successo e non era un particolare trascurabile. E i vangeli provano a orientare il lettore perché non sottovaluti l’importanza di Gesù, ma non nascondono la verità. Il Battista, per l’esperienza di Gesù, è stato fondamentale.

Un percorso spirituale

A partire dalla lettura del vangelo, proviamo a ricostruire che cosa i vangeli ci lasciano intuire?

In un contesto religiosamente e politicamente teso, appare una figura di profeta che si presenta con modalità antiche (per l’abito e per come si nutre), in un luogo dagli echi antichi (il Giordano), ripresentando il cuore antico del rapporto ebraico con Dio: si tratta di cambiare la vita e poi lasciarsi purificare da lui. Il punto è che tale purificazione, secondo il Battista, non deve essere invocata da Dio con dei riti formali, ma fidandosi di un rapporto personale con un profeta che pretende di avere un rapporto personale con Dio. Devo entrare in un rapporto di fiducia… (ciò che Israele aveva vissuto nel deserto).

Da una figura così Gesù, che se ne sta in Galilea, resta affascinato. Va a sentirlo, si fa battezzare, inizia addirittura ad imitarlo. Gesù sente che è questo il modo giusto di impostare il rapporto con Dio: uno scambio personale fatto di fiducia e di intermediari di cui mi devo fidare, anziché secondo regole e in un luogo ufficiali. Non precetti ma spirito interiore. E in quel luogo Gesù inizia probabilmente a intuire qualcosa di nuovo su di sé, inizia a cogliere di essere qualcosa di diverso, di avere un rapporto con Dio unico. È un’intuizione sua, che Gesù farà crescere in un rapporto di fede, di fiducia, con quel Padre che è solo suo. Gesù si mostra qui davvero uomo, come dice la nostra fede: anche noi comprendiamo solo poco alla volta chi siamo, anche se lo siamo da sempre.

Non si può allora non parlare del battesimo del Battista, al punto che i primi cristiani ne riprenderanno il gesto, sia pure con significato totalmente nuovo.

Angelo Fracchia

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