Fil.2,5-7
Premessa
E’ uno scritto di una grande portata carismatica e biblica perché si centra sul figlio Povero e sulla nostra risposta coerente alla sua chiamata.
Fil.2,5-7. “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale (…) svuotò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini”.
Introduzione
Il testo di Fil.2,5-7 ci ripropone l’esempio di Gesù, il Figlio amato e la sua scelta di povertà che si esprime nella spogliazione, nell’umiltà, nel dono di sé e nella gratuità totale. Gesù il Figlio “ … da ricco si fece povero…” (2Cor.8,9).
Esegesi
“Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale (…) svuotò se stesso” .
Riflettere sulla povertà è come addentrarci nel cuore del Vangelo. Tutto il Nuovo Testamento è pervaso dal tema della povertà evangelica come argomento essenziale del cammino cristiano. Avviciniamoci perciò, ancora una volta, a questo testo che ci ripropone il Figlio e contempliamolo nelle sue scelte per cogliere il senso profondo della povertà; il senso profondo della sua incarnazione; il Figlio di Dio si spoglia di SÉ per assume la natura umana, per farsi Figlio dell’Uomo (Lc.2).
Non possiamo non restare attoniti di fronte a un evento che ci sorpassa. Questo Figlio, che Giovanni (cap.1,1ss) chiama Verbo di Dio, in qualche modo sveste la sua Natura Divina per farsi uno di noi….
Il termine usato in greco per farci comprendere la profondità dell’atteggiamento di Gesù è = svuotò, svuotò se stesso dice Paolo.
Svuotarsi di sé significa toccare il fondo di noi nella verità, lo svuotamento diventa così una dimensione dell’essere… . Il Verbo di Dio si svuota di Sé accettando di diventare un Bimbo umile, povero, fragile, condizionato da un tempo storico, da una cultura, da una realtà umana che non lo accolse, dice Giovanni (Cap.1,5).
La nascita di Gesù è un’incomparabile lezione di povertà, non solo se si considerano le circostanze nelle quali si è storicamente realizzata a Betlemme, ma se si osserva che tale mistero è lo stile, la forma voluta e coerentemente scelta da Gesù per vivere tra noi, anzi per compiere la sua missione salvatrice: il Bambino del Presepio morirà sul Calvario, nel dolore e nell’umiliazione della croce, spogliato di tutto, perfino della sua dignità di uomo.
La povertà dell’Incarnazione sarà così consumata nella Redenzione e tutto il messaggio evangelico, che intercorre tra la nascita e la morte di Cristo, diventa annuncio e apologia della povertà.
La scelta di Cristo di essere povero tra i poveri è stata il grande ostacolo alla sua accettazione come Messia da parte del popolo di Israele che ben altro si aspettava dalla sua venuta ed insieme il grande segreto dell’attrattiva di Gesù in tutti i secoli della storia dell’umanità.
Diceva il Beato Giuseppe Allamano: “Il Salmista disse del Messia: Povero io sono e nei travagli fin dalla mia giovinezza. Visse povero e di professione povera, cioè lavorando con le sue mani. Così santificava il lavoro. Osservate la casetta di Nazareth: è povera quanto mai. Quivi passò tutta la vita, lavorando come figlio del falegname, per avere il sostentamento. Poi nei tre anni di vita pubblica: Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo; si scelse gli apostoli fra i poveri; per pagare il tributo dovette fare un miracolo. Tanta stima aveva della povertà, che la proclamò la prima delle beatitudini: Beati pauperes!”(VS p. 274-276).
Ma è sulla Croce che Gesù manifesta cosa significa “spogliò se stesso facendosi simile agli uomini” (Fil. 2,5-7). Sulla Croce questo Figlio ha toccato l’abisso della povertà, fino all’umiliazione, al disprezzo, “…scendi dalla croce e crederemo in te” (Mc. 15,32) (Lc.23,39-43) (Mt. 27,39-44).
Sul calvario trovano la loro piena realizzazione le parole di Isaia “Egli è stato schiacciato per le nostre iniquità..” (53,5) fino a dare tutto, “ …e ne uscì sangue e acqua” testimonia Giovanni (19,34). Ha donato tutto…! Su quel corpo spezzato si è realizzata in pienezza la evkevnwsen (lo svuotamento), in quel corpo donato si riassume tutta la povertà del mondo. Quello di Gesù sembra un amore senza forza, impotente…. Vivere quell’amore crocifisso non è un sentimento è la scelta di un Uomo, Figlio di Dio, che non ha voluto salvare se stesso e ha dato la sua vita vivendo e morendo per noi nella povertà più assoluta, nel dono totale di sé. Sulla Croce Gesù è diventato oblazione perfetta e dono di amore.
In quel cuore squarciato, aperto, offerto, ogni umana debolezza trova conforto e rifugio.
Ed ancora l’Allamano: “Gesù nudo sulla Croce… le sue stesse vesti divise fra i carnefici… Per esser sepolto ebbe bisogno della carità di un lenzuolo e dello stesso sepolcro.” (VS p. 277). “Il Signore che era Dio, si è annientato… Da quel che c’è di più alto a quel che c’è di più basso… tutto ciò che poté umiliarsi, umiliò se stesso. Quando si pensa a questo…. se c’è un esempio di umiltà è questo!” (Cfr. Suore vol. I, 253-255).
E’ interessante notare come il Beato Allamano collega la povertà con l’umiltà. E’ una sottolineatura profonda perché presentandoci la povertà nella dimensione dell’essere ci indica un cammino di radicalità che supera la semplice povertà esterna e ci stimola a vivere in conformità al Cristo Crocifisso-Risorto. E’ ciò che S. Paolo evidenzia nel testo citato. La vera povertà è innanzitutto un modo di essere e di sentire di noi stesse. Un atteggiamento profondo per essere più simili a Gesù.
Il dono totale del corpo del Figlio richiama anche tutti i figli che come Lui soffrono e muoiono, sono spezzati e umiliati. Solo per quel corpo l’umanità può sperare nella risurrezione che è giustizia e vita per tutti.
Come non fermarci a contemplare, ancora una volta, questo mistero, come non impegnarci a far sgorgare dal profondo di noi stesse energie nuove capaci di aiutarci a fare della povertà una scelta di vita, come Gesù, per essere in questa nostra società, in affannosa ricerca del benessere, una forza di resistenza, anche se apparentemente debole come la croce?
Continuiamo nella ricerca del mistero di questo Figlio povero perché, come la sua, anche la nostra vita, svuotata e libera, si trasformi in dono di amore per l’umanità.
Esegesi di Fil. 2,7
”…e divenendo simile agli uomini”…., “…e venne ad abitare in mezzo a noi…” dirà Giovanni ( 1,14).
Oggi esiste un interesse molto grande per la teologia della geografia dei Vangeli. La Galilea è una provincia disprezzata, dove la gente parla anche con un accento diverso, per questo Pietro viene scoperto nella notte del tradimento. (Gv. 18,17ss). E se Gesù va a morire in Giudea, a Gerusalemme, è tuttavia in Galilea, in questa terra oggetto di disprezzo da parte dei Farisei, perché poco ortodossa, che annuncia il Regno.
È dalla Galilea, terra di pagani, che parte l’evangelizzazione.
Farsi simile agli uomini, ha significato per Gesù assumere tutti i limiti dell’umanità e sottoporsi ai condizionamenti, alle situazioni e alle strutture sociali e politiche del tempo a cui era soggetto il suo popolo.
Con tutto ciò, Gesù non solo sceglie di farsi simile agli uomini ma agli ultimi, ai più poveri (Lc. 2,5ss). Egli nasce in una grotta, in aperta campagna, nella periferia di Betlemme e morirà fuori dalle mura di Gerusalemme, come un maledetto. Alza la sua “tenda” tra i diseredati, i miseri e gli esclusi, proprio là, dove sembrava abolita ogni speranza, per annunciare ai poveri un lieto messaggio di salvezza (Lc.4,18).
Gesù si fa simile agli uomini in modo alternativo. Tutti aspettavano un Messia legato alla dinastia di Davide e perciò potente e Lui sceglie la povertà, la semplicità, l’ordinarietà della vita, anche Giovanni Battista resterà perplesso per le scelte di Gesù, lui che aveva percepito qualche cosa di misterioso e di arcano nel battesimo del Figlio dell’Uomo, e manda i suoi seguaci a chiedergli: “…sei tu Colui che deve venire oppure dobbiamo aspettarne un altro?...”(Mt. 3,13-17).
Gesù stesso è un segno povero così come tutto ciò che sceglie: la grotta, i discepoli tra i pescatori, gente insufficiente della legge, il popolo, la croce… .
Oggi, anche noi, se vogliamo assumere le scelte di Gesù, siamo chiamati a spostare la nostra tenda, ad abitare in mezzo ai poveri, a scegliere la nostra Galilea… . Anche per noi si tratta di lavorare a partire dal povero.
Nelle nostre scelte chiediamoci sempre:
- Come farebbe Gesù?
Il mondo del povero deve essere il punto di partenza della evangelizzazione. Gesù si è fatto uno di noi… assumendo tutte le conseguenze…, e noi?
- Dove abbiamo le nostre tende?
- Dove ubichiamo le nostre scelte: a Betlemme, in Galilea oppure….?
Per noi il mondo del povero, quasi sempre, si presenta come un campo di lavoro, non di residenza. Il mondo del povero è conflittuale, complicato, anche pericoloso.
- Abbiamo paura di inserirci in esso?
- Obbedire alla paura è sottrarsi ai rischi della Galilea… .
- Quanto la paura del rischio condiziona le nostre scelte?
L’esempio di Gesù povero ci sollecita alla conversione, a portare il nostro mondo nel mondo del povero, ad avere lì la nostra casa e da lì uscire ogni mattina ad annunciare il Vangelo ad ogni persona…. . Ci stimola ad assumere la sua logica: non misurare, non calcolare, lasciare che l’amore ci espropri, rischiare, far nostro il dolore e la povertà dei fratelli, degli ultimi, anche a costo della vita… . Questo è essere poveri come Gesù…, è fare le sue scelte, questa è la scelta di Betlemme, di Nazareth, della Galilea…
Siamo chiamati ad essere tra i poveri artefici e testimoni del mistero Pasquale, della vittoria della Risurrezione . Perché la Resurrezione è l’affermazione che la Vita è l’ultima parola della storia e questa Parola è il Crocifisso Risorto.
C’è un linguaggio profetico della giustizia, e un linguaggio della gratuità che genera vita e che è contemplativo: senza contemplazione, preghiera, non c’è vita missionaria, ma senza impegno storico, neppure. Unire questi due linguaggi, queste due dimensioni è la maniera più vera per vivere la povertà alla quale Gesù ci chiama.
Ci affidiamo a Maria perché ci aiuti a vivere la povertà nell’ottica di Gesù, Lei che “povera tra i poveri del Signore proclamò la salvezza dei piccoli e degli umili” (Cost. N°42) sostenga il nostro cammino e ci renda umili, poveri e coraggiosi come Lei.
Domande per la riflessione e la preghiera
- Cosa mi dice Fil. 2,5-7…?
- Contemplo Gesù Crocifisso… Lui ha dato tutto…, svuotò se stesso…, ed io? Come vivo questa dimensione della povertà?
- Dove “dimoro”… ? Rivedo la mia casa fisica,rivedo anche la mia mentalità, il mio stile di vita, le mie scelte… .
sr. Renata Conti MC