La ritualità andina dei Kolla

Dal 2013 le Missionarie della Consolata condividono la vita del popolo Kolla nel Nordovest dell’Argentina. Suor Emma ci racconta un aspetto della ritualità andina tipica di questa cultura: la Cuarteada.

Essere missionaria è un’esperienza arricchente che mette in movimiento: in constante movimiento cercando di avventurarsi nella nuova cultura in cui è ricevuta, allargando l’orizzonte e ingrandendo il cuore.

Sono le esperienze quotidiana che segnano la vita, e a poco a poco ci si ritrova a compiere gli stessi gesti, le stesse parole, il linguaggio e i gusti della gente, e anche ad abbracciare una spiritualità diversa.

L’esperienza dei rituali e celebrazioni locali può essere una sfida e un arricchimento, poiché si tratta di entrare in una visione della realtà diversa dalla propia, e per farlo bisogna liberarsi dai pregiudizi, dalle critiche negative che si possono ascoltare, ed entrare nella nuova realtà come un bimbo appena nato entra nel mondo: con la purezza del cuore e della mente.  Questo permette entrare nella cultura con la sacralità che merita.

Vivere nel Nord Argentina ci ha messo in contatto con il patrimonio culturale dei Kolla, che il popolo celebra nela vita quotidiana. Oggi vorrei presentarvi la Danza della Cuarteada, che si compie nel giorno della festa di San Giacomo, un santo molto venerato nell’area andina. Con questa danza la gente venera San Giacomo durante la processione: con vestiti tradizionali coloratissimi, suonando strumenti tradizionali (erke, flauto, cassa), ballano in forma rotativa, afferrando a coppie una mezza pecora squartata (da qui il nome Cuarteada, poiché ogni ballerino afferra un quarto dell’animale). L’assemblea prega il Rosario e canta la lode a Dio per il dono di San Giacomo alla Chiesa.

Il giorno precedente alla festa si sacrificano varie pecore, quelle preferite, che hanno lana bianca e se possibile senza difetto e giovani. Ritornati alla Chiesa, la statua del Santo è posta nel suo “trono” e i ballerini iniziano a danzare in modo da tirare la carne, e continuano fino a che la metà dell’animale si divida in due quarti. Quindi continuano a ballare in forma festiva davanti al Santo, e poi ritornano alle proprie case per condividere in famiglia il piatto di carne del quarto che hanno ottenuto.

Tale tradizione antica, unita alla venerazione del Santo, è un modo per chiedere a San Giacomo una speciale protezione agli animali allevati dalla famiglia. Il pasto che segue ha un significato profondo di comunione.

Fa pensare come il rituale può essere celebrato in modo molto creativo, e come i missionari possono aiutare in queste occasioni a vivere la spiritualità in modo profondo, per una crescita spirituale.

Sr Emma Ganda, mc

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *