La Chiesa veneuelana nell’attuale tormentato momento storico del paese
Un panorama sconfortante
Il panorama venezuelano raggiunge quote impensabili per chi è fuori o per coloro che in qualche tempo hanno vissuto nel Paese e oggi si trovano in altri luoghi. Il prodotto interno lordo scende clamorosamente da cinque anni consecutivi. Quest’ultimo anno a un ritmo del 7% interannuale. Ciò significa la distruzione diretta del complesso delle imprese con la conseguente perdita di lavoro e ciò che è peggio, con la perdita di beni essenziali per la vita quotidiana.
In Venezuela manca tutto, in particolare cibo e medicine. Le situazioni sono tali che molte volte si scatenano vere e proprie battaglie fra i gruppi di persone e gli agenti della raccolta di spazzatura, perché a causa della fame, ciascuno cerca qualcosa da mangiare.
La denutrizione infantile aumenta in modo inquietante e tanti bambini e anziani muoiono per questo motivo. Molte malattie che in passato erano ormai sotto controllo, come la malaria, la difterite, il morbillo e la tubercolosi, sono ricomparse, causando grande preoccupazione. Com’è possibile che il Paese più ricco del continente americano, dopo gli Stati Uniti e il Canada, con le riserve di petrolio e oro più grandi del pianeta sia ridotto a questi termini?
La risposta è una sola: l’applicazione del cosiddetto Modello di socialismo del secolo XXI, ispirato in grande misura all’esperienza cubana insieme a una buona dose di militarismo (i militari controllano la distribuzione degli alimenti, le medicine e sono ministri del governo in più del 70% degli Stati). E nel Paese regna una corruzione che raggiunge i livelli più alti della storia mondiale.
Una Chiesa all’insegna della misericordia
Recentemente il Cardinale Jorge Urosa Savino, Arcivescovo di Caracas, ha detto che in Venezuela la fede è diventata eroica, perché le condizioni per viverla sono diventate tali. Di fronte alla fame la Chiesa venezuelana ha fatto sue le parole del Signore: “Date voi stessi da mangiare” e con l’aiuto della Caritas a tutti i livelli, nelle parrocchie, nelle diocesi, nelle comunità religiose è cresciuto poco a poco il numero di mense popolari con il progetto conosciuto come “Olla solidaria”, (pentola di solidarietà) attraverso la quale la Chiesa si fa buona samaritana. Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici mettono a disposizione dei più poveri milioni di pranzi gratuiti, che vengono preparati da volontari commossi dalle immagini della fame.
Un operatore pastorale recentemente mi diceva: “Ieri è venuta la direttrice della scuola e mi ha detto ‘Sai, presto dovremmo far stare i bambini a casa, perché la maggior parte di loro non porta il pranzo…’; immediatamente, dice l’operatore, mi è venuta alla mente l’immagine degli apostoli che dicevano a Gesù, mandali via perché non c’è cibo per tanti… e la risposta di Gesù: ‘date loro voi stessi da mangiare’. Si decise di iniziare anche in quella scuola la ‘Olla solidaria’ la pentola solidale”.
Le code di persone che cercano disperatamente delle medicine per i loro malati sono interminabili dall’alba al tramonto nelle strutture della Caritas, e le persone vengono accolte senza distinzione di religione, partito politico o corrente filosofica. Ad ognuno viene donato ciò che gratuitamente arriva come solidarietà da tanti Paesi del mondo.
Una Chiesa tormentata dalla profezia
La Chiesa venezuelana nella voce dei suoi leader, è stata una delle voci più forti che si è sollevata di fronte all’ingiustizia sociale. La sua è una voce che parte dalla vicinanza al popolo e alla sua sofferenza. Essa non ha risparmiato la sua voce di denuncia e di richiamo ai leader perché prendano consapevolezza del loro modo di agire e cerchino di migliorare la situazione.
Infatti nell’ultimo messaggio della Conferenza Episcopale i vescovi scrivono: “Come possiamo cantare un canto nuovo in terra straniera”? (Sal 138). Negli ultimi tempi, il Venezuela è diventato una specie di “Paese straniero” per tutti. Con immense ricchezze e potenzialità, la nazione è venuta meno, a causa della scelta voluta di impiantare un sistema totalitario, ingiusto, inefficace, manipolatore, dove il gioco di voler rimanere nel potere a costo della sofferenza del popolo è la meta. Insieme a questo, oltre a eliminare la capacità di produzione di beni e servizi ha aumentato la povertà, l’impotenza e la mancanza di speranza dei cittadini”.
Sembra purtroppo che queste parole vadano a finire in un sacco rotto; il loro rifiuto è la risposta per non cambiare nulla. Sono tantissimi i sacerdoti e i vescovi che hanno ricevuto minacce e persino diversi di loro hanno processi giudiziari aperti sotto l’accusa di istigazione all’odio (Una legge dell’Assemblea Nazionale Costituente).
Una Chiesa impegnata nella ricostruzione del tessuto sociale
L’attuale drammatica situazione genera, tra altri mali, una situazione di disumanizzazione e distruzione, che può implicare una frattura anche nei vincoli sociali. Il confronto politico e sociale è il più delle volte molto aggressivo. Le migrazioni forzate provocano divisione nelle famiglie e ciò genera ferite profonde nel tessuto sociale. Di fronte a ciò è significativa la presenza di religiosi e missionari che creano spazi d’incontro e di dialogo, di accompagnamento delle persone rimaste sole, in cui si creano spazi di condivisione ove rigenerare vita e comunione.
Le scuole cattoliche del Paese hanno sviluppato diversi programmi di educazione alla pace e alla convivenza dei cittadini, le comunità indigene che sono terribilmente maltrattate ed i quartieri popolari sono aiutati attraverso le Scuole di Perdono e Riconciliazione (ESPERE) e della Rete Ecclesiale Panamazzonica (REPAM); sono questi spazi concreti per aiutare e rendere viva la speranza.
Di fronte a queste iniziative non si può pensare che la Chiesa sia finita, ma tra gli altri compiti dovrà aiutare il popolo a rispondere alla domanda: “Perché siamo arrivati a questo punto?”. Dice un autore cristiano che quando un Paese arriva ad una rivoluzione, è perché in qualche maniera il cristianesimo è fallito, forse perché i poveri e la giustizia sociale non hanno trovato il posto giusto. Quale è stata la funzione della Chiesa in questi aspetti? In passato, si è posta dalla parte dei poveri? Saranno domande del passato per preparare il futuro e la necessaria ricostruzione di un Paese che deve permettere ai suoi cittadini almeno gli strumenti basici per condurre una vita normale e serena.
Questo drammatico panorama è allo stesso tempo consolatore in quanto è una Chiesa che conta sull’aiuto dello Spirito Santo e può fare proprie le parole del Signore: “Io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
José Luís Andrade
questo articolo è stato pubblicato su Andare alle Genti
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