Il 4 ottobre 2017, Papa Francesco, al termine dell’Udienza generale, annunciava la convocazione di una riunione presinodale di giovani, da tenersi a Roma, dal 19 al 24 marzo 2018. L’obiettivo di questa riunione, voluta dalla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, era di dare la possibilità ai giovani di far giungere la propria voce ai Padri sinodali elaborando un documento che sarebbe diventato una delle fonti dell’Instrumentum laboris del Sinodo di ottobre. Come ha chiarito il cardinal Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo, nella conferenza stampa del 16 febbraio 2018, questa voleva essere un’occasione perché i giovani potessero esprimersi “con il loro linguaggio, il loro entusiasmo e la loro sensibilità”, in modo che il Sinodo non fosse solo “‘sui’ giovani e ‘per’ i giovani, ma anche ‘dei’ giovani e ‘con’ i giovani”.
Il 19 marzo 2018, dunque, 314 giovani, provenienti da diocesi, movimenti, associazioni e gruppi giovanili di tutte le parti del mondo, in rappresentanza dei loro coetanei si sono riuniti presso il collegio “Maria Mater Ecclesiae” di Roma per partecipare a questo evento che li ha visti protagonisti di un’esperienza di vera sinodalità. Significativamente si è scelto di far partecipare giovani provenienti da situazioni di disagio e dalle “periferie esistenziali”, e giovani di diverse confessioni cristiane e di altre religioni nonché non credenti, perché l’ascolto del mondo giovanile si realizzasse il più possibile “a 360 gradi” e per permettere ai partecipanti di sperimentare un incontro fra culture, condizioni di vita e fedi diverse.
Altra scelta rilevante è stata quella di coinvolgere i giovani attraverso i social media: ragazzi e giovani adulti di età compresa tra i 16 e i 29 anni potevano iscriversi col proprio profilo personale a gruppi (aperti in sei lingue) attraverso la pagina Facebook del Sinodo. Così, ai giovani che hanno partecipato dal vivo alla riunione si sono aggiunti oltre 15mila giovani che hanno partecipato alla riunione presinodale virtualmente ma con proposte e idee concrete.
È stato il Papa stesso ad aprire i lavori del presinodo, indicando il corretto atteggiamento da assumere per partecipare all’incontro: “Qui la vergogna si lascia dietro la porta. Si parla con coraggio: quello che sento lo dico e se qualcuno si sente offeso, chiedo perdono e vado avanti. Voi sapete parlare così. Ma bisogna ascoltare con umiltà. Se parla quello che non mi piace, devo ascoltarlo di più, perché ognuno ha il diritto di essere ascoltato, come ognuno ha il diritto di parlare”.
Incoraggiati dalle parole del Papa, dal pomeriggio del 19 marzo i giovani sono stati divisi in gruppi linguistici (inglese, francese, spagnolo e italiano) e si sono confrontati su una Traccia di lavoro, elaborata come strumento per la discussione sulla base del Documento Preparatorio del Sinodo; l’équipe di redazione ha quindi raccolto tutti i contributi e, dopo la stesura di due bozze, discusse dall’assemblea riunita in seduta plenaria, ha elaborato il documento finale (frutto di un intenso lavoro, anche notturno!), che è stato approvato all’unanimità dall’assemblea, il sabato mattina.
I giovani sono stati aiutati a “camminare insieme” dai momenti di preghiera vissuti: oltre alla Messa quotidiana in diverse lingue per i cattolici e per i fedeli di rito ortodosso, al venerdì i giovani hanno celebrato una Via Crucis in cui, ad ogni stazione, era presentata una situazione di particolare sofferenza vissuta da loro coetanei; non sono mancati inoltre i tempi di svago, come una serata di scambio interculturale, al martedì, e la festa con i giovani della Diocesi di Albano, al sabato sera.
Dal documento finale della riunione traspare che i partecipanti hanno saputo confrontarsi con sincerità e affrontare le complesse problematiche loro proposte con serietà, ricerca di autenticità e di vero ascolto reciproco, senza spaventarsi delle differenze di vedute – il documento non cela la lontananza di posizioni e le discussioni sorte in assemblea su alcuni temi – ma dando prova di saper accogliere come ricchezza i diversi punti di vista; in questo, essi sono stati aiutati da adulti esperti, sacerdoti, religiosi e laici, che li hanno affiancati nel loro lavoro.
Il documento finale, che i giovani hanno consegnato nelle mani di Papa Francesco, nella Messa delle Palme, è diviso in tre parti secondo la scansione del Documento Preparatorio. La prima parte affronta il tema delle “sfide e opportunità dei giovani nel mondo di oggi” e tocca realtà profondamente destabilizzanti per i giovani: dalla disgregazione delle famiglie ai grandi problemi sociali, alle situazioni di instabilità politica ed economica di molti Paesi. I giovani si sono confrontati sugli aspetti positivi e negativi della tecnologia, che è parte rilevante del loro modo di vivere ma può divenire un ingannevole sostituto della realtà. Un’attenzione particolare è stata dedicata alle situazioni di esclusione o minoranza di tanti giovani che vivono in Paesi in cui prevalgono altre religioni o in contesti di progressiva secolarizzazione.
La seconda parte del Documento ha per titolo: “Fede e vocazione, discernimento e accompagnamento”. I giovani hanno ammesso che molti di loro hanno una conoscenza confusa di Gesù, che si limita alla proposta di una morale irraggiungibile, e hanno auspicato che la Chiesa promuova l’incontro personale di ciascuno con il Cristo – soprattutto attraverso le Scritture – aiutandolo a riscoprire più chiaramente il senso vocazionale della vita e la responsabilità del discernimento.
La terza parte del documento, dedicata all’“azione educativa e pastorale della Chiesa”, esprime il desiderio dei giovani di essere una presenza gioiosa e missionaria nella Chiesa: per questo essi chiedono di essere formati al servizio della leadership per poter offrire in modo più attivo il proprio contributo di creatività, spesso mortificata dalla fatica dei membri più adulti delle comunità a concedere loro spazi di responsabilità.
I giovani partecipanti al Sinodo hanno espresso la loro gioia e gratitudine nel sentirsi pienamente coinvolti in questo importante cammino di Chiesa: “Ci siamo entusiasmati – si legge nella conclusione del Documento finale – nel vederci presi seriamente in considerazione dalla gerarchia ecclesiastica, e sentiamo che questo dialogo è un processo vitale e fecondo tra la giovane chiesa e quella matura”.
di PAOLA LA MALFA
questo articolo è stato pubblicato su Andare alle Genti
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