Una nobile missione

Sr Lucy ci racconra la sua missione con i bambini, in Liberia 

“O Signore nostro Dio, com’è grande il tuo nome su tutta la terra! Sopra i cieli si innalza la tua magnificenza. Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli” (Sl 8, 1-2).

Tutti amano i bambini. Essi sono una fonte di gioia e di felicità. Un dono e un tesoro per tutti noi. Essi costituiscono il presente e il futuro della vita. Gesù stesso amò profondamente i bambini, perché nel loro atteggiamento semplice e innocente troviamo la vera preghiera, senza dimenticare che Dio compie le sue opere più grandi e rivela la sua gloria servendosi degli strumenti più deboli.

Furono i bambini a riconoscere Gesù, quando entrava in Gerusalemme, come il Messia e cantarono “Osanna al Figlio di Davide”, mentre i dotti e presuntuosi Farisei lo disprezzarono e respinsero (Mt 21, 9).

Quando arrivai in Liberia e fui destinata alla missione di Buchanan, rimasi davvero sorpresa dal grande numero di studenti che frequentavano la nostra scuola di “S. Pietro Claver”, la quale comprende quattro sezioni: scuola materna, elementare, media e superiore. Essi mi parvero meravigliosi, con le loro uniformi: scamiciati verdi e camicette bianche per le ragazze, pantaloni color marrone chiaro e camicie bianche per i ragazzi. Durante la preghiera del mattino, prima dell’inizio delle lezioni, essi cantavano con voci che mi parvero angeliche, mentre i loro corpi si muovevano al ritmo del canto. Pensai tra me: “Come è benedetta la Liberia! Come è benedetta la Chiesa!” e prevedevo di assistere alla stessa meravigliosa scena anche durante la S. Messa domenicale. Mi sedetti tranquillamente in un banco, aspettando di vedere i nostri giovani entrare e genuflettersi davanti all’altare, ma non fu così. Alla fine della Messa c’erano solo pochi bambini, alcuni dei quali erano rimasti tutto il tempo fuori della chiesa, probabilmente perché il linguaggio rituale era troppo difficile per loro da capire.

Questo fatto continuò per qualche mese. Un giorno chiesi alle mie Sorelle di comunità come mai ci fossero così pochi bambini alla S. Messa. Esse mi risposero: “Perché non c’è nessuno che li segue. Alcuni bambini frequentano chiese diverse e altri restano a casa”. Ero sicura di una cosa: lo studio è importante, ma non è tutto. Bisognava fare qualcosa nel campo della formazione spirituale di questi giovani, tenendo presente la situazione delle loro famiglie. Oggi, con il graduale accesso ai moderni mezzi di comunicazione, i valori morali stanno diminuendo e vi è la necessità di una formazione integrale. Il primo passo per ottenere ciò fu l’inizio delle “Sunday Schools”, cioè delle classi domenicali di catechesi e di studio della Bibbia, con lo scopo di spiegare ai bambini la Parola di Dio e le varie parti della liturgia con un linguaggio a loro comprensibile. I Liberiani dicono “fare in piccoli pezzi” la Parola di Dio. Tutto ciò arrecò dei frutti meravigliosi.

Con grande entusiasmo, fissammo degli incontri con i bambini ogni sabato e domenica. Dapprima il loro numero era esiguo, ma con l’andar del tempo crebbe. I bambini erano felici di ascoltare la Parola di Gesù e di servirlo. Un giorno mi dissero: “Suora, desideriamo animare noi stessi la Messa”. Questa loro richiesta mi colse di sorpresa, perché pensavo che non fossero pronti ad assumersi una così grande responsabilità. Condivisi questa idea con le Sorelle della comunità ed esse l’appoggiarono in pieno. Mi dissero: “Se viene data loro l’opportunità, i bambini possono compiere meraviglie”. Non mi restò che credere alle loro parole.

Così iniziammo la preparazione. l bambini si resero responsabili dei canti e dell’assegnazione delle letture della S. Messa, oltre al compito di accogliere i fedeli all’entrata della chiesa. Fu davvero una cosa meravigliosa. I genitori, colpiti dalla partecipazione e dal senso di responsabilità dei bambini, incoraggiarono i loro figli a prendere parte allo stesso impegno apostolico. Intanto si unirono al gruppo bambini e ragazzi di varie età. Insieme formammo un comitato che maturò l’idea del “Sabato con Gesù”, cioè di un giorno dedicato a conoscere meglio la loro fede ed anche se stessi. Molte sono le attività nelle quali i bambini e i ragazzi sono coinvolti: formazione spirituale, ritiri, seminari ed anche iniziative sportive. È una giornata per imparare a stare insieme e ad approfondire la propria fede, un giorno che i bambini attendono con gioia e desiderio.

Scoprendo i loro talenti e le loro potenzialità, i bambini decisero di proclamare la Parola di Dio con poesie e brevi drammatizzazioni. Fu un’iniziativa davvero coraggiosa. La prima drammatizzazione ebbe luogo nel giorno della festa dell’Epifania. Fu un vero successo e molte persone si congratularono con loro. Il parroco fu così contento che promise il suo pieno appoggio all’apostolato dei bambini. I parrocchiani furono ugualmente felici e promisero di comprare una uniforme per i bambini, come infatti fecero.

Pensai tra me: “Sono una missionaria: oggi sono qui, domani potrei non esserlo, a motivo della natura della vita missionaria. L’unico dono che posso dare a questi bambini è quello della fede e di favorire la formazione della loro personalità Per questo ho donato tempo e forze per la loro formazione; ho pregato per loro, li ho incoraggiati e amati. So che è donando che si riceve, consolando che si è consolati, amando che si è amati. Per questo motivo ho dato loro tutto ciò senza riserve”.

Lavorare con i bambini è una nobile missione, richiede dedizione, amore, pazienza e capacità. Rallegriamoci per la missione che il Signore ci ha affidato e ricordiamo sempre le parole della Bibbia: “Indirizza il giovane sulla via da seguire; neppure da vecchio se ne allontanerà” (Pr 22, 6).

sr Lucy Gatune, mc

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1 commento su “Una nobile missione”

  1. Cara sorella, vi ringrazio tanto per ciò che fate, per i poveri e i dimenticati dagli uomini.
    Prego il Signore e la Madonna per voi e ti prego, rispondi anche, se ci riesci, perchè abbiamo bisogno di condividere ciò che vivete e in cosa, anche noi da qua, possiamo fare nel nostro piccolo. Naturalmente non parlo di denaro ma delle sofferenze che ognuno di noi deve affrontare nella quotidianità.
    Un grande abbraccio a voi e ai bimbi.
    pat

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