Guinea: una Chiesa famiglia di Dio

Intervista a monsignor José Cãmnate, vescovo di Bissau. 

Monsignor José, anzitutto grazie per aver accettato di collaborare con noi rilasciandoci questa intervista. Ecco quindi la nostra prima domanda: la Chiesa cattolica in Guinea è relativamente giovane. Quando è stata eretta la prima diocesi, come si è sviluppata nel corso degli anni e quali sono state le difficoltà a cui ha dovuto far fronte e i bisogni a cui ha dato maggiore attenzione?

La Diocesi di Bissau è stata eretta il 21 marzo 1977, avendo come suo primo Vescovo il francescano italiano Mons. Settimio Arturo Ferrazzetta. Vedendo la scarsità di personale missionario, Mons. Ferrazzetta concentrò i suoi sforzi nel sollecitare e favorire l’entrata in Guinea Bissau di nuovi Istituti maschili e femminili. Così si sono aperte le nuove missioni in varie parti del territorio, dove non c’era precedentemente una presenza stabile dei missionari.

Sono cresciute le comunità cristiane e la pastorale vocazionale; con la grazia dello Spirito Santo, ha dato i suoi primi frutti con le vocazioni native, maschili e femminili.

Mons. Ferrazzetta fondò nel 1993 l’Istituto diocesano delle “Suore del Divino Spirito Santo per l’Evangelizzazione”. Nella prima Assemblea Diocesana di Pastorale, nel luglio 1996, è stato possibile stabilire un obiettivo principale (stabilimento graduale della “Chiesa-famiglia”) e quattro obiettivi specifici (la formazione delle piccole comunità, l’inculturazione, la formazione di tutti gli agenti di pastorale, la pastorale familiare).

C’è stata una maggiore irradiazione della Chiesa verso l’interno del Paese, fatto che ha portato la Santa Sede alla creazione della nuova Diocesi di Bafatá nel 2001. Contemporaneamente sono sorti nuovi istituti religiosi. Oggi si contano 9 istituti maschili e 22 femminili.

C’è stata un’intensificazione del lavoro vocazionale. In questo momento esistono a Bissau due seminari interdiocesani, uno minore e l’altro maggiore. Dopo la creazione della diocesi di Bafatá, la Chiesa in Guinea ha avuto un ruolo molto attivo in campo sociale, soprattutto in quello della sanità e della scuola. Nelle parrocchie o missioni dove ci sono le religiose, normalmente c’è anche un centro di salute e uno di promozione femminile.

Si è continuato lo sforzo per affermare le linee comuni di pastorale e il miglioramento delle strutture diocesane. Oggi la diocesi sta celebrando il suo primo Sinodo Diocesano, con il tema: “La Nuova Evangelizzazione”. È un’occasione per la famiglia diocesana di rivedere criticamente lo stato del suo essere cristiano e la sua presenza di testimone della prossimità del Regno.

Come vive il popolo guineano la sua fede e in generale l’esperienza del Sacro?

L’uomo guineano non dubita dell’esistenza di Dio; sa e crede che c’è un Dio, potenza sovrana e assoluta, creatore del cielo e della terra.

Il qualificativo di Creatore è il più grande attributo di Dio nelle varie etnie della Guinea Bissau.

È Dio che ha creato tutto: gli spiriti, gli uomini, gli animali, le piante, la terra…

Dio ha fatto la totalità del mondo, i due mondi: visibile e invisibile, terreno e ultraterreno. L’uomo guineano concepisce questo Dio come un Dio Vivente, che agisce nel mondo. Dio è il Grande Vivente per eccellenza poiché ogni vita viene da Lui e ogni morte dipende dalla sua volontà.

Il credente guineano è profondamente attaccato al suo patrimonio religioso. Egli, sia che appartenga alla religione tradizionale o sia musulmano o cristiano, custodisce la sua sensibilità religiosa, la sua propria maniera di rispondere, nel suo intimo, alle questioni fondamentali che egli si pone sul mondo visibile e quello invisibile, ai quali egli è costantemente di fronte.

Nei momenti difficili, che sempre capitano nella vita di ognuno, egli non perde la speranza. Una speranza che nasce dalla fiducia incrollabile che ripone nel suo Dio, ma anche dalla fiducia nell’essere umano e nelle sue risorse di bontà e di creatività.

È risaputo che la Chiesa cattolica in questo Paese è una minoranza, circa il 15% della popolazione. Come viene accolta dai gruppi che seguono solo la religione tradizionale e l’Islam e quali cammini di dialogo e collaborazione la Chiesa porta avanti?

 La Chiesa cattolica è ben accolta sia dagli aderenti alla religione tradizionale che dai musulmani. Grazie a Dio, in Guinea Bissau la convivenza tra le diverse confessioni religiose è ancora pacifica. Non ci sono guerre tra etnie o tra religioni. Da parte nostra, abbiamo sempre cercato la vicinanza agli altri, stabilendo un ambiente di dialogo e di collaborazione. Perciò è stato creato un Consiglio Nazionale dei Capi Religiosi per la promozione della Pace, Giustizia, Riconciliazione, Diritti Umani e Sviluppo Umano Integrale. Valorizziamo sempre di più la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e altri eventi simili. Sarà creata una Commissione diocesana per il dialogo ecumenico ed interreligioso.

Le Missionarie della Consolata stanno celebrando 25 anni della loro presenza in Guinea Bissau. Quale pensa sia stato il loro contributo alla crescita delle comunità dove esse hanno lavorato e quale apporto potrebbero dare ancora oggi?

Quando le Missionarie sono arrivate a Empada hanno trovato soltanto alcuni battezzati, ma non una comunità cristiana degna di questo nome. Allora fecero una scelta pastorale “pertinente”: formare catechisti e famiglie cristiane. E si sono impegnate in questo lavoro con grande assiduità ed entusiasmo, tanto che dopo sei o sette anni ebbero la gioia di portare al matriio una decina di coppie. Nata così, la comunità cristiana fondata su queste famiglie ha potuto crescere e oggi, in Guinea Bissau, è una delle comunità più dinamiche e ricche di vocazioni e ministeri di ogni tipo.

Nel contesto attuale e guardando all’avvenire, la scelta iniziale delle missionarie è tuttora molto valida, perché crea le basi solide sulle quali si può costruire la formazione di tutti gli agenti pastorali di cui una comunità cristiana può avere bisogno. Per di più, l’immagine della Chiesa- Famiglia di Dio lì si tocca con mano e ha una forza di testimonianza incredibile, quando le famiglie cristiane, partendo dalla loro fede, trovano risposte alle sfide che affliggono la nostra società.

Quali, secondo lei, sono le più grandi sfide che la Chiesa deve affrontare oggi in Guinea?

Le sfide che presento qui, anche se l’elenco non è esaustivo, tuttavia ci danno una visione panoramica della situazione del Paese:

  • La mancanza della stabilità politico-militare non incoraggia lo sviluppo sostenibile del Paese.
  • Ogni colpo di Stato crea nuovi problemi e non risolve completamente i problemi anteriori.
  • Le ingiustizie di vario genere creano una certa sfiducia nelle istituzioni statali e amministrative.
  • La politica attiva o diretta sta diventando il luogo privilegiato per l’arricchimento facile e a volte illecito.
  • Il problema della droga sta diventando una grande piaga.

Inoltre l’attuale situazione del Paese, oltre ad indicare implicitamente l’urgenza e la necessità di intensificare la missione che Cristo ci ha affidato, ci chiede anche di rivedere criticamente la dinamica e l’efficacia della nostra pastorale nel suo insieme, senza ignorare la libertà della risposta personale di ciascuno.

questo articolo è stato pubblicato su Andare alle Genti

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