Monsignor Luis Augusto Castro Quiroga, Missionario della Consolata, colombiano, è Arcivescovo di Tunja e Presidente della Conferenza Episcopale Colombiana. È inoltre uno tra i pochi Vescovi che ha sempre sostenuto con convinzione il processo di pace in Colombia, appoggiando il dialogo con la guerriglia e partecipandovi direttamente. Ci presenta brevemente i punti dell’Accordo di Pace.
Quattro anni fa, nell’Isola di Cuba, iniziò il dialogo tra il governo nazionale della Colombia, rappresentato da una delegazione numerosa, e la guerriglia delle Farc. Si definirono i seguenti punti:
- La politica agraria: in Colombia lo 0.6% dei Colombiani possiede il 60% della terra. Perciò il primo punto dell’accordo finale comprende la creazione del “Fondo di Terre” di carattere permanente da consegnare gratuitamente ai contadini senza terra o con disponibilità insufficiente.
- Partecipazione politica: si definirebbero i diritti e le garanzie per l’esercizio della opposizione politica in generale e in particolare per i nuovi movimenti che sorgeranno dopo la firma dell’accordo finale.
- Porre fine al conflitto: questo punto si riferisce alle componenti procedurali del cessate il fuoco e delle ostilità bilaterali (di ambedue le parti, governo e Farc) e definitivo, insieme alla consegna delle armi.
- Lotta al traffico di droga. Si è fatto notare che le coltivazioni della coca esistono per ragioni di povertà rurale, marginalità, mancanza di presenza dello Stato in quei territori e scarsità di servizi fondamentali, che garantiscano i diritti basici per i più poveri, tra gli altri aspetti. Ma la decisione delle due parti è quella di lottare per sradicare il narcotraffico.
- I diritti delle vittime nel contesto del processo di pace: l’accordo dell’Avana incorpora due insiemi di misure. Il primo insieme di accordi stabilisce un sistema integrale di verità, giustizia, riparazione e non ripetizione, composto da meccanismi giudiziari che avranno la funzione di ricerca e sanzione (giurisdizione speciale per la pace); inoltre meccanismi extragiudiziari complementari, come la “Commissione della verità”, che devono contribuire a stabilire le responsabilità, la ricerca delle persone scomparse e la riparazione dei danni causati. Ho avuto l’opportunità di accompagnare le vittime all’Avana diverse volte per dialogare con il tavolo delle negoziazioni e fui anche moderatore di questi dialoghi.
- Il monitoraggio del mantenimento degli impegni presi: dallo svolgimento di questa parte si vedrà se si è in presenza di un processo con effetti politici, economici, sociali e culturali trasformatori o di un semplice assorbimento sistematico della ribellione armata oppure di un avvenimento in più della storia nazionale senza nessun significato.
Per quattro anni si dialogò su questi sei punti e si giunse ad accordi importanti. Ciò agevolò il fatto che il governo e le Farc potessero firmare l’accordo di pace e di cessazione definitivo bilaterale del fuoco. La cerimonia ufficiale si realizzò il 26 settembre 2016 nella città di Cartagena, alla presenza dei Capi di Stato di alcune nazioni e altre autorità significative come il Segretario di Stato Vaticano, rappresentante del Papa. Avvenimento che ebbe grande ripercussione nel Paese perché ridusse immediatamente il numero dei morti, vittime della guerra.

Forse sarebbe stato meglio che questa cerimonia fosse stata realizzata dopo il referendum. Effettivamente, il 2 ottobre si sono realizzate le votazioni dei Colombiani, i quali dovevano rispondere ad una sola domanda: “È d’accordo con il processo di pace disegnato per una pace stabile e duratura?”. Dopo tanti anni di guerra, tutti ci aspettavamo che la risposta fosse “Sì”, invece anche se per una minima differenza, la risposta della maggioranza è stata “No”. Questo vuol dire che si è rifiutato il processo che era stato tracciato.
Bisogna capire che quel “No” non significa un rifiuto della pace, ma soltanto il rigetto di quel cammino disegnato per raggiungere definitivamente la pace. Le ragioni del rifiuto dell’accordo sono di diverso genere, alcune vere, altre false ma presentate come vere.
Che cosa non è piaciuto a quanti hanno votato “No”? Forse, quello che rifiutavano di più queste persone è stata la giustizia transizionale, che era vista come un’impunità. Esse sono state vittime di un inganno, perché la giustizia transizionale, che è servita a risolvere molti conflitti armati nel mondo, è una vera giustizia. Per questo motivo si è stabilito negli accordi la creazione di tribunali per applicare la giustizia. Coloro che diranno la verità, saranno trattati con una misura più benevola, da 6 a 8 anni di detenzione, invece coloro che mentiranno potranno essere condannati fino a 20 anni di carcere.
Nel mondo cattolico ci sono state anche delle persone confuse. A queste era stato detto di votare no, perché l’accordo tracciato sosteneva l’ideologia del gender, affermazione che non era affatto vera. “Ciò che si era approvato era la ‘prospettiva’ del gender, che fu introdotta dalle donne, essendo loro la maggioranza delle vittime; accanto ad esse s’incorporò il rispetto per coloro che per ragioni di gender, sono state vittime della pulizia sociale” (F. De Roux).
L’intervento positivo del Presidente della Repubblica ha chiaramente espresso che la cessazione bilaterale del fuoco continua e che egli inviterà al dialogo tutte le forze politiche per trovare strade per la pace, nello stesso modo il Capo delle Farc intervenne per assicurare che anche loro continueranno nell’impegno per conseguire la pace e fare una politica del dialogo, senza le armi. Interventi che aiutarono a creare un clima di serenità tra i Colombiani.
Come presidente della Conferenza Episcopale e a nome di tutti i Vescovi, ho inviato a tutto il Paese un messaggio nel quale ho esortato: “Facciamo di questo momento una magnifica opportunità per lavorare insieme per la riconciliazione e la concordia dei Colombiani… Rinnoviamo il nostro proposito per ascoltare la voce di Dio e chiediamo la sua grazia per assumere le sfide di questa ora della storia”.
Successivamente il presidente Santos formò un team per avviare con i ribelli il lavoro di modifica dell’accordo.
Monsignor Luis Augusto Castro Quiroga
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