Essere afro colombiano, ieri e oggi

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Una carrellata storica ci presenta la vita sofferta del popolo afro, che oggi versa in condizioni ancora precarie.

Gli storici calcolano che, dal XVI secolo, tra 150 e 200 mila africani schiavi arrivarono a Cartagena de Indias e da lì  a tutto il territorio colombiano. Di questi 80 mila rimasero in Colombia e posteriormente il resto fu distribuito ai paesi vicini come Ecuador, Panama e Perù. Gli schiavi erano comprati in Cartagena e Mompox e portati al centro del paese attraverso i fiumi Cauca e Magdalena.

Nei primi anni di schiavitù si preferiva per motivi strategici gli uomini per i lavori nelle miniere e nelle fattorie, si disprezzavano vecchi e bambini. Con il passar del tempo per “risparmiare in nuovi acquisti” cambia la strategia e si preferisce la donna schiava, che garantisce ai coloni la nascita di più schiavi.

Nel trascorrere del tempo, i colonizzatori cercano nuove forme di utilizzare gli schiavi, alle donne assegnano il lavoro domestico, specialmente nelle principali città del paese, e incluso in altri luoghi, i bambini furono forzati a lavorare come artigiani.

Lo schiavo si convertì, allora, in una fonte di entrata per il padrone: doveva uscire alla mattina e tornare alla sera con il denaro per il padrone. Questa esigenza di dover ritornare a casa con i soldi portò alcune donne e ragazze alla prostituzione, per paura di essere uccise se ritornavano senza denaro: la schiavitù divenne sempre più denigrante e inumana.

I castighi agli “afro”

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la distribuzione della popolazione afro in Colombia

Nel bisogno di progresso e crescita del capitalismo proprio dell’epoca e nell’affanno di ottenere sempre più grandi ricavi nella produzione generata dagli schiavi, questi erano sottoposti a un’infinità di castighi, portandoli all’estremo, fino alla morte.

Per esempio, mentre lavoravano, questi erano vigilati da capi che, vedendoli riposare, li castigavano con la frusta, non ricevevano alimento nè acqua, con problemi conseguenti di denutrizione, ed erano obbligati a lavorare anche se malati.

A molti altri terribili castighi erano sottoposti, e tutto era regolamentato dalla legge: se uno schiavo parlava la sua lingua madre, gli tagliavano la lingua.

 

 

Tutti devono parlare una sola lingua ed avere una sola religione

Per obbligare gli schiavi a dimenticare la lingua madre e la religione, li separavano dal loro gruppo e li mescolavano con persone di altre etnie. Li istruivano sulla fede  cattolica e li battezzavano, essendo così accettati nell’America spagnola. Questo arduo lavoro era portato dai Gesuiti, tra cui  Alonso de Sandoval e Pedro Claver, che inculcavano nella catechesi l’amore e la carità.

Nonostante fosse una religione imposta, presto gli schiavi trovarono in essa il modo per praticarla inserendo di generazione in generazione usanze tradizioni quali il rituale mortorio, l’acqua del soccorso, le luminarie ai santi, etc… Il simbolo della croce permise al popolo negro di identificarsi con il Cristo sofferente.

 

Essere afrocolombiano oggi

colombia_afro_03La legge 70 del 1993 riconosce alle comunità negre, che  hanno occupato le terre inabitate nelle zone rurali del Caribe, le usanze tradizionali di produzione, il diritto alla proprietà collettiva, una legge che permette un certo livello di protezione dell’identità culturale, dello sviluppo economico, sociale e dell’uguaglianza.

E grazie ad altri movimenti di lotta per i diritti, come quella che ottenne l’abolizione della schiavitù nel 1852, su tutto il territorio colombiano, nel governo di José Hilario López, è stato possibile finire lo sfruttamento che soffriva questo popolo.

 

Dati

Le zone di maggior predominio della popolazione afro sono quelle che presentano i più bassi indici di qualità di vita del paese: il reddito procapite medio per gli afrocolombiani si avvicina ai 500 dollari annuali, mentre la media nazionale è superiore ai 1500 dollari.

Il 75% della popolazione afro del paese riceve salari inferiori al minimo legale e la sua speranza di vita di trova un 20% più bassa della media nazionale. La qualità dell’educazione superiore che riceve la gioventù afro è inferiore al 40% della media nazionale.

Nei Dipartimenti del Pacifico, ogni q00 giovani afro che terminano la scuola superiore, solo 2 entrano all’Università.

Circa l’85% della popolazione afrocolombiana vive in condizioni di povertà e marginalità, senza accesso ai servizi pubblici basici.

Diana Lucía Benítez Ávila

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