Misericordia verso tutti

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L’autrice dell’articolo, già missionaria in Somalia, si trova da vari anni in Tanzania, dove ha svolto per lungo tempo la sua missione come infermiera. Attualmente non esercita più la sua professione, ma è ugualmente vicina a chi è nel bisogno, particolarmente ai malati, andando a visitarli in ospedale ogni giorno.

L’umanità di oggi è in gran parte poverissima di amore, di un amore vero che si dona e cerca il bene del fratello, si china su di lui e lo consola. Credo che ciascuno di noi, sul proprio cammino di ogni giorno, abbia incontrato più di un fratello o una sorella bisognosi di consolazione. Allora è necessario fermarsi, ascoltare senza fretta ciò che questa persona ti dice. A volte si tratta di una o più ferite profonde che richiedono tempo e pazienza per guarire, ma in ogni caso si percepisce viva la presenza misericordiosa del buon Dio che si china sulla sua creatura, la consola e la guarisce.

TZ-misericordiaDa parte mia, ogni giorno, coadiuvata da alcuni laici, vado a far visita ai malati dell’Ospedale governativo di Iringa, ove scopro in ciascuno di loro una fede semplice e viva, che aiuta queste care persone ad accettare e vivere con grande serenità la loro sofferenza.

Appena entro, passo subito nei reparti, saluto i malati ad uno ad uno, leggo un breve versetto della Parola di Dio, concludendo con una preghiera. Fra di loro vi sono: seguaci delle religioni tradizionali, musulmani e cristiani di diverse denominazioni, ma, ad eccezione di qualche caso sporadico, tutti ringraziano e mi dicono: “Torna ancora sister!”.

Se vi è qualche ammalato povero e bisognoso cerco di aiutarlo, procurandogli soprattutto cibo, medicinali e un po’ di denaro per i viaggi. Sovente la malattia è un’occasione per il ritorno a Dio o per completare un cammino di fede, già intrapreso. A volte assisto a casi davvero commoventi, come quello di Zaveria, una cara nonnina, la quale qualche giorno fa mi ha espresso il desiderio di essere battezzata. La sua malattia non era per nulla grave e avrebbe potuto attendere anche il giorno dopo, ma, visto che era preparata, ho voluto accontentarla e le ho detto: “Bene, Zaveria, ti battezzo adesso”.

TZ-misericordia2Dopo che le ebbi amministrato il Battesimo, abbiamo fatto una breve preghiera insieme e la nonnina era raggiante. Il giorno seguente sono andata nel reparto dove era ricoverata ed ho subito notato che il suo letto era vuoto. Le malate vicine, vista la mia sorpresa, mi hanno detto: “Sister, Zaveria ci ha lasciato; non ce lo saremmo aspettato, perché non era grave e neanche tanto anziana, ma il Signore l’attendeva qui per colmarla della sua Grazia e portarla con sé in Paradiso”. Sempre aiutata da alcuni laici, offro il mio servizio anche fra i carcerati, condividendo con loro la Parola di Dio, portatrice di speranza e consolazione e capace di toccare il cuore di questi nostri fratelli fino a farli tornare sulla “retta via”. Anche questi nostri fratelli e sorelle, cerco di aiutarli con medicine e buon vitto ogni volta che ne hanno bisogno, facendo sì che il tempo trascorso in carcere dia loro la possibilità di migliorare le loro condizioni di vita al loro rientro nella società. Per questo motivo ho dato inizio anche ad una scuola di alfabetizzazione e di cucito, nella certezza che queste semplici attività saranno loro di aiuto per essere, in futuro, in grado di autosostenersi. Sempre ringrazio il buon Dio per la sua bontà infinita verso ogni sua creatura e sono molto grata a tutti coloro che con la preghiera e i loro sacrifici fanno sì che tante persone riprendano a sorridere e a sperare nella vita.

suor Stefanella Zavattaro, MC

Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista “Andare alle Genti

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