
Il 23 agosto si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale di commemorazione della “tratta degli schiavi” e della sua abolizione, avvenuta ufficialmente nell’800, dopo oltre due secoli di storia per oltre dodici milioni di schiavi trasportati con forza dall’Africa verso l’America, per essere usati come mano d’opera nelle piantagioni di caffe, di cotone, di canna da zucchero. Questa giornata costituisce un’opportunità per ricordare le cause storiche, i metodi e le conseguenze di tale tragedia che ha coinvolto milioni di persone tra Africa, Europa, Americhe e Caraibi. La data è stata scelta a ricordo della notte tra il 22 e il 23 agosto 1791 che ha visto, a Santo Domingo, l’inizio delle rivolte degli schiavi che avrebbero poi giocato un ruolo cruciale nell’abolizione della tratta e della schiavitù attraverso l’Oceano atlantico.
Tale giornata ci aiuta quindi a riflettere sulle cause storiche, sulla pratica e gli effetti della schiavitù e della tratta degli schiavi che per secoli ha coinvolto milioni di uomini, donne e bambini sradicati dalle proprie case, comprati e venduti per una mano d’opera senza costo, tranne il costo della stessa vita degli africani che per i bianchi conquistatori dell’America serviva solo per essere usata. Tale giornata è stata istituita nel 1997 su iniziativa dell’Unesco e si celebra ogni anno il 23 agosto per non dimenticare la tragedia vissuta da diversi milioni di persone prelevati con la forza da semplici villaggi africani per trasportarli e usarli nel nuovo continente d’America da poco scoperto e quindi bisognoso di mano d’opera senza costo.

Chi non ricorda la visita di Papa Giovanni Paolo II in Senegal, del 22 febbraio del 1992, quando nella “Casa degli schiavi” dell’ isola di Gorée, di fronte all’ Oceano, da dove gli africani in catene venivano caricati sulle navi per un viaggio verso il “nuovo mondo” e senza ritorno, ha chiesto perdono a Dio e agli uomini per i cristiani che si sono macchiati del “crimine enorme” per il commercio degli schiavi e la tratta dei negri. “Sono venuto qui per rendere omaggio a tutte queste vittime senza nome”…”Da questo santuario africano del dolore nero imploriamo il perdono del cielo”. Questo è stato un atto di giustizia, ed ha richiamato stati e istituzioni ad una più grande attenzione e rispetto verso l’Africa e verso gli Africani. L’ammissione di colpa da parte della Chiesa per i peccati dei cristiani coinvolti nel commercio degli schiavi negri, non era solamente necessaria, ma dovuta. Ma purtroppo la schiavitù non è finita, ha gridato ancora il pontefice. Anche oggi si sfrutta l’Africa, si sfrutta il mondo del poveri. Ci sono “nuove forme di schiavitù“, come “la prostituzione organizzata, che sfrutta vergognosamente la povertà delle popolazioni del Terzo Mondo”. E di questa realtà siamo ben coscienti e altrettanto responsabile di tali schiavitù moderne.
Altrettanto significativo è stato l’incontro di Papa Francesco il 13 agosto u.s. in visita ad una casa famiglia per l’accoglienza ed il recupero di donne vittime della nuova tratta degli schiavi di oggi, a chiedere perdono. Dopo aver ascoltato le loro storie di dolore e umiliazione Papa Francesco ha avuto il coraggio di fare altrettanto e chiedere perdono: «Chiedo perdono per tutti quei cattolici e credenti che vi hanno sfruttato, abusato e violentato».

Quest’anno più che mai sentiamo il bisogno di fare memoria di tale evento. Le giornate commemorative non servono se non sono accompagnate da una nuova presa di coscienza nell’impegno di tutti nel riconoscere nuove forme di schiavitù presenti anche oggi nella nostra società del benessere e del consumo che sfrutta la situazione di povertà e vulnerabilità di milioni di persone provenienti da paesi impoveriti dai nostri sistemi di vita dove a farne le spese sono i poveri e gli ultimi. E ancora una volta è sempre l’Africa a pagarne il prezzo più alto specie a scapito di migliaia di donne e minorenni disseminate sulle strade delle nostre città e campagne, costrette a vendere il loro giovane corpo con i loro sogni e le loro speranze. Di questo dobbiamo prendere atto con vergogna perché siamo tutti responsabili, non fosse altro per il silenzio e la nostra indifferenza.

“La tratta di esseri umani è un crimine contro l’umanità”. Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa affermazione, particolarmente cara a Papa Francesco che, in più occasioni, l’ha ripetuta con forza e coraggio per contrastare questa terribile piaga moderna che ancora oggi continua a mietere vittime, particolarmente giovani donne e bambini per scopi diversi, tra cui il lavoro minorile e la schiavitù sessuale. Purtroppo questo enorme business sostiene e arricchisce sempre più la criminalità organizzata che non perde occasione per cambiare rotta o metodi pur di non perdere i loro ingenti guadagni. Oggi anche noi possiamo e dobbiamo chiedere perdono contro tutte le forme di schiavitù e sfruttamento ma soprattutto impegnarci per abolire definitivamente la nuova tratta degli schiavi di oggi.
Sr. Eugenia Bonetti mc