Le nostre giovani in formazione del Mozambico ci raccontano la loro vita, in cammino verso la consacrazione per la missione
Dalla fine dell’anno scorso la nostra comunità delle prenovizie (giovani in formazione che si preparano per la vita consacrata missionaria) ha sentito il bisogno di avvicinarsi alle persone più bisognose della nostra zona. E così abbiamo iniziato a visitare le famiglie che risiedono nella parte bassa del fiume Matola, vicino alle saline, per questo il quartiere è chiamato Salinas (che significa “delle saline”).
Salinas è una zona molto vulnerabile: in caso di pioggia è il primo luogo che si inonda, per questo la regione è popolata solo da famiglie nella maggioranza molto povere.

Visitavamo queste famiglie sporadicamente, ma nella nostra testa non avevamo ancora capito il significato di quelle visite. Il tempo passava e quando stavamo per iniziare il tempo della Quaresima, pensando a quali pratiche scegliere per vivere bene questo tempo, abbiamo deciso di programmare la visita alle famiglie di Salinas.
Un bel giorno ci incamminiamo verso questo quartiere, e ciò che troviamo è qualcosa che tocca molto il cuore: ci rendiamo conto che ci sono famiglie che non possiedono assolutamente nulla. Case in cui erano due, tre giorni che non si metteva la pentola sul fuoco, perché non c’era nulla da cucinare. Persone malate, senza qualcuno che si prendesse cura di loro, bambini senza la possibilità di studiare, che significa un futuro senza speranza, anziane abbandonate dai propri figli, perché accusate di “stregoneria”. E’ gente che vive in condizioni così precarie che nessuno desidererebbe vivere. Tutte queste situazioni ci toccarono profondamente, facendo sorgere in noi domande come perché? Come? Qual è il motivo? Come viviamo la nostra vita quotidiana? Cosa possiamo fare noi? E

tante altre risuonavano nel nostro cuore… perché ci lamentiamo sempre, anche se abbiamo tutto, anche se Dio ci dà tutto, usiamo male quello che abbiamo, mentre altri stanno male… E’ stata una grande lezione di vita, che ci ha insegnato a ringraziare Dio per tutto quello che ci concede ed essere felici anche nel poco che abbiamo, perché c’è chi ha bisogno della metà delle cose che abbiamo e non le trova.
Dice il Salmo 130: “non cerco grandi cose, superiori alle mie forze” ed è ciò che questa esperienza ci dà: ci insegna a pensare all’altro e a ricordarci che c’è tanta gente quasi dimenticata, che muore di fame e che ha bisogno del nostro aiuto: alle volte non è un aiuto materiale, è la sola preseenza al loro fianco, una semplice parola è sufficiente per sentirsi consolati, ricordati e amati.
Anacélia Watche, prenovizia MC