Come luce nelle tenebre

L’autrice dell’articolo è una suora del Cenacolo, che ha svolto e svolge tuttora un’opera di misericordia molto importante, anche se non sempre facile: visitare i carcerati. Ella ci descrive bene la sua “chiamata” a questo tipo di servizio, che ora considera una vera “grazia”.

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Quando iniziai il mio servizio nel carcere di Siracusa, entrai in un mondo totalmente sconosciuto. Mi predisposi quindi a incontrare e ad accogliere con particolare attenzione quel mondo di fratelli privi di libertà. Questo tipo di apostolato lo avevo desiderato da tanto tempo, perché lo sentivo come una chiamata per la quale “entravo” in quel luogo come una scelta di cuore, più che per fare un’esperienza diversa. Da subito ciò che mi ha toccato e sorpreso è stata la festosa accoglienza dei detenuti, mentre, poco a poco, scoprivo il loro desiderio di conoscere la persona di Cristo, la presenza di Dio tra noi attraverso un cammino di fede scoperto o ritrovato. In me sono rimasti indelebili immagini di volti emozionati, a volte fino alle lacrime, di giovani uomini all’ascolto di alcune pagine del Vangelo sul perdono. Un giorno, dopo la lettura di Gv 21,15-17, un giovane mi chiese timidamente: “Ma Gesù ha poi perdonato Pietro?” Il suo volto era rigato di lacrime…

143391952Quali e quante emozioni, quando abbiamo letto la Passione di Gesù a più voci! In queste esperienze percepivo il loro bisogno profondo di Dio, espresso in tanti modi, alcuni anche sbagliati, che mi portavano ad un impegno di annuncio più mirato e più attento. Il cappellano mi diceva: “Suor Lucia, io so tutto quello che fai per loro, perché me lo dicono: và avanti così! Sapessi che cammino sta facendo qualcuno per la scoperta dell’Amore di Dio nella sua vita!”. Per me questo era la grazia e il grazie più grande.

Un pomeriggio, mentre stavo uscendo dal carcere, una donna poliziotto mi disse: “Suor Lucia, posso dirle una cosa? Quando lei entra in questo luogo, sembra che porti con sé il sole, la serenità, la gioia. Quando esce sembra portar fuori tutta la sofferenza che ha incontrato”. All’udire queste parole rimasi profondamente stupita, perché erano proprio quelli i sentimenti che provavo.

Nel carcere di Augusta mi recavo nella sezione dell’alta sorveglianza: ergastolani e lunghe detenzioni. In questo ambiente feci un’esperienza molto positiva, in quanto il gruppo era ristretto, solo otto persone, e sempre gli stessi detenuti. Per questo motivo è stato più facile fare un percorso più approfondito, lasciando maggior spazio al dialogo. È stata l’esperienza che più mi ha segnato.

Un giorno uno di loro mi disse: “Suor Lucia, dovevo arrivare in questo inferno per incontrare Dio? Mi sono reso conto che Lui mi aveva chiamato molte volte, ma io l’ho sempre ignorato”. Gli risposi: “Il Signore paziente e misericordioso ti aspettava proprio qui!”.

jail-ministryOra mi trovo a Torino e visito la casa circondariale e giudiziale. L’esperienza è pressappoco la stessa, anche se l’ambiente è più difficile e caotico, in quanto ci sono circa 1.500 detenuti e 500 agenti di polizia penitenziaria. Io incontro i detenuti dell’alta sorveglianza, divisi in tre sezioni. Da parte loro l’accoglienza è più che positiva, anche perché per loro incontrare persone esterne è molto importante. Da parte mia, annuncio la Parola di Dio, faccio catechesi e preparazione ai sacramenti.

Che cosa ho ricevuto e ricevo da questa mia esperienza? Anzitutto incontro e ho incontrato, in modo reale, un mondo sconosciuto ai più, un mondo avvolto da grandi privazioni: libertà, affetti, relazioni. Tutto passa attraverso gli altri, tutto si aspetta dagli altri. Un mondo in cui c’è tanta sofferenza, rabbia, ingiustizie, disagi. Ogni volto, ogni nome ha una storia di sbagli, di sofferenze, di tristezza, ma anche attraverso le pieghe di queste realtà ci sono fessure che lasciano intravedere tanta speranza. All’inizio ho detto che avevo sentito questo servizio come una chiamata, ora dico che lo sento come una Grazia.

suor LUCIA PAROLO

Questo articolo è stato pubblicato nella rivista ANDARE ALLE GENTI 3-4 Marzo Aprile 2016

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