Nella Festa dell’Annunciazione vogliamo rileggere questo evento alla luce della Parola di Dio. La Parola che diviene uno di noi! Inoltriamoci in questo Mistero di grazia coscienti che quello che diciamo è solo un balbettio e lasciamoci aiutare da Luca, L’Evangelista di Maria (Lc 1, 26-38).

Possiamo suddividere il brano in quattro parti che scandiscono il dialogo tra Dio e Maria:
A. L’introduzione: vv. 26-27
L’inizio del vangelo ci offre l’esperienza di un’altra donna, Elisabetta, in cui il Signore ha compiuto qualcosa di grande. Una donna incapace di generare, genera; una donna condannata a vivere sotto il segno della maledizione si ritrova madre. Le ultime parole della pericope precedente confermano questa lettura: “Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini” (1,25).
Luca invita a confrontare queste due donne, Elisabetta e Maria. Elisabetta è un po’ il simbolo della prima alleanza incapace di generare il Messia. Ora alle soglie della Nuova Alleanza, anche l’la Prima Alleanza diventa feconda. C’è una vita. E questa vita avrà senso perché sarà la voce che grida e che prepara il cammino alla Parola: “Preparate una via al Signore” (3,3-6).
B. La rivelazione dall’alto: vv.28-33

Il Signore si manifesta a Maria con una parola di gioia: “Gioisci, danza, esulta”. Maria, è invitata a rinascere da una parola che proviene dall’alto: Rallegrati perché io sono con te. Rallegrati perché il Messia, il Liberatore è presente. Rallegrati perché chiede di assumere il tuo volto, la tua carne, la tua realtà … per abitare tra noi.
Segue il dono di un nome nuovo che svela la sua identità: Piena di Grazia. Grazia significa “dono, pienezza”. La “grazia” è la permanente dichiarazione d’amore di Dio a Maria, del Creatore nei confronti della sua Creatura. Tu stai incantando Dio, perché Dio è innamorato di te; l’amore materno e sponsale di Dio ha fatto di te la sua casa; tu sei l’amata, tu sei colei nella quale Dio riversa la sua gioia.
Al turbamento di Maria, segue la rassicurazione: Non temere. Tu hai trovato grazia presso Dio. Sei amata da Dio: tu sei il centro dell’attenzione di Dio, tu sei nelle mani di Dio, sei circondata dall’esperienza della misericordia di Dio. Tu sei nel grembo di Dio.
Alle parole di Consolazione, segue lo svelamento della missione di Maria: “Concepirai un figlio, lo darai alla luce, e lo chiamerai Gesù”.
C. Il dramma: vv.34-37

All’obiezione di Maria: “com’è possibile? Non conosco uomo” (1,34), l’Angelo rivela il progetto di Dio su di lei attraverso un cammino di comprensione delle Scritture, che non specifica il “come” ma il “Chi”: l’azione nascosta e potente dello Spirito in Lei. I due verbi utilizzati da Luca hanno un profondo significato evocativo.
- ”Venire sopra”: è il verbo utilizzato anche in At 1,8 per descrivere l’evento della Pentecoste. Presente nell’AT con una vasta gamma di significati, solo in Is 32,15 è posto in connessione con lo Spirito. La pericope, che ricorda nella terminologia e nello stile il passo di Gl 3,1, è inserita in un contesto di minaccia apparentemente estraneo. Si tratta probabilmente di una glossa (aggiunta), tardiva ma il fatto che uno dei redattori l’abbia inserita in questo contesto sembra voler sottolineare come la minaccia, il castigo (nel caso presente l’esilio) non siano l’ultima parola di Dio. La parola ultima, definitiva è una parola di salvezza, posta totalmente nelle mani di Dio. Queste parole esprimono in un certo senso il punto d’arrivo dell’antica alleanza: davanti al fallimento totale rappresentato dall’esperienza devastante dell’esilio, Israele comprende che la realizzazione piena dell’Alleanza non è posta nella fragilità della fedeltà umana ma soltanto in Dio. Egli realizzerà qualcosa di totalmente nuovo, un’alleanza nuova (cfr. Ger 31,31; Ez 36,27): il termine non indica una “riedizione”, dell’alleanza sinaitica, ma una realtà definitiva, un sigillo ultimo posto nel rapporto tra Dio e l’uomo. Protagonista di questa “nuova creazione” sarà soltanto lo Spirito che realizzerà un cambiamento radicale nella persona umana, una “rifusione” dell’essere nel fuoco divorante della santità divina.
- “Adombrare”: è il verbo utilizzato per indicare la presenza di Dio nel santuario attraverso l’immagine della nube. E’ segno di una presenza misteriosa di Dio, libera, non prevedibile che si rivela come notte o giorno (cfr. Es 14,20), ostacolo o protezione (cfr. Sal 121,5).
Icona dell’Annunciazione di Emmanuel Cusnaider Al termine del libro dell’Esodo “la nube” segno della presenza di Dio viene ad abitare tra i suoi, nel santuario costruito per Lui (cfr. Es 40,34-35). Nella concezione antica quest’atto segna il sigillo della creazione. Il Dio che ha creato ogni cosa, che ha reso un non-popolo, popolo, ora abita tra i suoi, è il Dio con loro. Questa stessa presenza invaderà il Tempio edificato da Salomone (1Re 8,10)e vi abiterà per sempre.
Questa realtà, abbozzata ma mai totalmente compiuta si realizza ora in Maria: lo Spirito scende su di Lei e “la copre con la sua ombra”. Il Dio che ha creato ogni cosa dal nulla ora crea una realtà totalmente nuova in lei e lei è inserita in questa storia di salvezza: lo stesso Spirito che aleggiava sulle acque all’origine di ogni cosa (cfr. Gn 1,2), la stessa colonna di fuoco che guidava Israele nel deserto (cfr. Nm 10,34), la stessa nube luminosa che prese dimora nel Tempio ora prende possesso di lei, ora rende la sua carne dimora del Verbo. Questa rivelazione culmina con un ultimo grido “nulla è impossibile a Dio”.
D. L’adesione: v. 38
Maria ora deve scegliere. Questa ragazza si trova davanti ad una proposta che le sconvolge la vita, che le chiede di rischiare tutto. Nel turbamento della libertà Maria accoglie la proposta di Dio: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”.
Maria inizia ad essere discepola del figlio: “che non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma svuotò se stesso” (Fil 2,5-6). Maria inizia questo cammino di svuotamento per accogliere Dio: si svuota dei suoi progetti, delle sue paure, delle sue aspettative. “Sono la serva del Signore”: sono un vuoto accogliente dove la Parola può divenire carne.
La piccola donna di Nazareth diviene così la prima casa di Dio nel mondo, il primo contesto, il primo ambito, il primo luogo dove tutto ciò che è, appartiene a Dio, a quel Dio che viene ad abitare tra i suoi. Maria è dunque una persona orientata, esistente, viva, creativa soltanto per Cristo, perché Lui possa “porre la sua tenda tra i suoi” (Gv 1,14).
Renata Conti
