Oggi, Carla, Marco ed io, siamo andati alla messa del pomeriggio. Questa mattina ci siamo svegliati tardi e non sono riuscito ad accompagnare Marco alla messa dei ragazzi. E` stato però molto bello quando, a messa già iniziata, ho visto Luigi, l’altro nostro figlio, quello “grande”, venire a sedersi accanto a noi. Tutti insieme a messa: era un po’ che non succedeva.
Non so come mai, ma la mia mente è volata subito su un ricordo felice. Ogni Natale andavo, con tutta la mia famiglia, a fare festa dai nonni. Era una gran baldoria con tutti i cuginetti e le cuginette. C’era chi arrivava prima, chi dopo, ma nessuno mancava al cenone di Natale. I grandi facevano le loro chiacchierate, noi giocavamo ad ogni cosa che ci veniva in mente. Quando poi ci ritrovavamo a tavola, era davvero una festa, tutti insieme.
Mi sono staccato da questo pensiero e mi sono guardato attorno. Eravamo in chiesa, seduti, ad ascoltare la Parola di Dio. Immediatamente ho pensato a tutti quelli che non c’erano: i ragazzi che hanno altro da fare, tanti che hanno fatto scelte diverse dalle mie, quelli che ormai non pensano più a Dio. E’ bastato poco e mi sono ritrovato con tanti giudizi nei loro confronti e con poca speranza nel cuore.
Per un attimo ho immaginato il loro ingresso inaspettato in chiesa: avrebbero trovato in me un sentimento di meraviglia più che un’accoglienza veramente fraterna. Non avrebbero trovato in me le braccia che Gesù allargava verso i peccatori e i lontani che si stringevano a lui. Non avrebbero trovato in me la stessa prontezza di Gesù nel far sentire loro tutto l’amore che Dio-Papà ha per ogni suo figlio.
Lc 15, 1-3.11-32
In quel tempo, Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
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