Ritorno. A casa!

Non c’è cosa più bella che sentirsi a casa, in tanti luoghi

sorvolando il Brasile, verso la Bolivia
sorvolando il Brasile, verso la Bolivia

Bolivia: una passione
Ho aspettato tanto la mia missione in Bolivia: anni, direi. E’ iniziato tutto quando, giovane postulante, ho sentito la Superiora Generale che raccontava la sua recente visita a questa missione. Qualcosa ha iniziato a vibrarmi dentro, e poi, dopo molti anni di cammino, in quel benedetto marzo 2011, la destinazione missionaria per la Bolivia. Arrivata in Argentina, ho dovuto aspettare 14 mesi per poter calpestare la terra santa della mia vita, esattamente il tempo di gestazione degli asini, che da allora sento particolarmente fratelli miei. E poi, dopo due anni di intenso e splendido lavoro in Vilacaya, ecco che devo allontanarmi per un tempo prolungato, per prepararmi ai voti perpetui.

“Todo pasa”, bolivia ritorno3diceva sapientemente Santa Teresa, e così è stato: anche il lunghissimo anno è passato, ed ecco che avviene il ritorno. Non è un semplice ritorno alla missione: è un ritorno a casa. Se da una parte la missione comporta uno sradicamento, a volte molto doloroso, dall’altra c’è il dono grande del cuore che si dilata e si sente a casa in tanti luoghi diversi e molto lontani tra loro.


Il ritorno, finalmente
Sono ritornata a Vilacaya (Bolivia) agli inizi di marzo: sulle porte delle case c’erano ancora i segni della ch’alla del carnevale, una festa molto importante per il popolo quechua, perché coincide con il tempo del raccolto e si associa ai riti di ringraziamento e propiziatori per l’anno agricolo. In questa occasione si fa una specie di “benedizione” della casa e della famiglia, e per questo le abitazioni portano i segni della festa (bandierine, fiori, le foglie di mais…). Per le strade ritrovo tante scritte: “Si”, “No”: altro segno di un recente avvenimento, il referendum che ha visto perdere la richiesta di modifica della Costituzione, per permettere al Presidente Evo Morales di essere rieletto per la terza volta. Mi sono persa molte cose, a quanto pare!

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suor Stefania con alcuni bimbi di una comunità rurale

Ma quanto ho guadagnato al mio ritorno! Una scorpacciata di abbracci e di sorrisi che, al posto delle parole, mi hanno detto: “Ci sei mancata tanto!” E qualche furtiva lacrima è scesa sul mio viso, soprattutto vedendo come sono cresciuti i ragazzi, e poi… quell’abbraccio infinito di Atanasia mi ha proprio commossa: generalmente i quechua non esprimono i propri sentimenti, e i saluti sono contenuti.

Eccomi a casa, dunque! Pronta a riprendere il cammino – forse mai interrotto – con le mie sorelle e la mia gente. L’orizzonte si amplia ogni giorno, le relazioni crescono, non mancano le difficoltà e il dolore, però questa è la vita!

 

suor Stefania Raspo

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