Lo conosci Paolo?

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Cara Suor Lucia,

Sono venuto questa mattina con l’intento di consolarti: Volevo venire da tempo, appena ho saputo della tua malattia. Oggi, finalmente, sono riuscito a lasciare le mie cose. La sorpresa per me è stata di scoprire che quello che aveva bisogno di essere consolato ero io, non tu. Appena hai aperto la porta ho ritrovato i tuoi occhi, sereni e vivi, che sempre mi hanno trasmesso tranquillità. E poi l’entusiasmo con cui mi chiedevi delle mie cose mi ha fatto sentire accolto e aspettato.

Mi sono domandato spesso, questi giorni, come si potesse sentire una suora nell’esperienza della malattia. Mi sono ritrovato con tutti i miei dubbi di fede. Come può Dio che è Amore guardarci soffrire e non intervenire. Io, che sono papà, quando Marco sta male, subito devo fare qualsiasi cosa perché possa guarire. E quando succede, l’esperienza subito mi ricorda i consigli del medico, quelli di mia mamma. E poi Carla, con la sua premura di moglie, deve rallentare le mie preoccupazioni. Mi hai fatto riflettere quando mi hai detto che ti fidi di ciò che Dio sta facendo con te. E ho pensato: e se Marco non si fidasse di me, della sua mamma e, un giorno, rifiutasse le medicine che gli diamo?

Certo, la tua malattia non è un’influenza. Ho ripensato anche a come mi sento impotente di fronte alla malattia quando le cure non sono subito efficaci. E oggi, invece, non so come mi sono sentito quando tu continuavi a dirmi che non è importante la tua guarigione, ma che molto più sei preoccupata di mantenere la tua certezza di essere figlia che si fida di suo Padre. Mi è sembrato molto strano, mi sono ritrovato pieno di meraviglia, con qualcosa dentro che mi diceva: anch’io dovrei avere questo pensiero.

Non preoccuparti di rispondere a questa mia e-mail. Spero di venire presto. E lo farò. Ciao.

Paolo

Mt, 8, 5-17

Entrato in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: “Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente”. Gli disse: “Verrò e lo guarirò”. Ma il centurione rispose: “Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa”.

Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: “In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti”. E Gesù disse al centurione: “Va’, avvenga per te come hai creduto”. In quell’istante il suo servo fu guarito.

 

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3 commenti su “Lo conosci Paolo?”

  1. Credo che l’esperienza di Paolo sia più comune di quanto noi possiamo pensare. Il suo smarrimento è lo smarrimento di noi quando veniamo a contatto con qualche malato la cui felicità in realtà non è intaccata dal male. Forse dovremmo apprendere da suor Lucia questo suo invito ad abbandonarsi alla fede, avendo fiducia nell’amore del Padre. Effettivamente l’atteggiamento di suor Lucia ha portato Paolo a riflettere e interrogarsi e così anche la malattia può essere una forte testimonianza di fede.
    Credo che dovremmo essere più fiduciosi nell’amore di Dio, anche perché questo ci aiuterebbe a vivere meglio e con meno preoccupazione. D’altronde uno dei passi che preferisco è Mt 6.26 “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?”

  2. E’ capitato anche me di parlare con persone malate e scoprire di aver ricevuto da loro più conforto di quanto ne avessi dato.
    Talvolta invece, ho incontrato persone con gravi malattie che però rifiutano il pensiero che la loro possa essere una situazione critica….. che non possano guarire.
    L’incontro diventa più difficile perché non si sa, se possa essere più corretto sostenerli nella loro convinzione, o aiutarli a prendere coscienza ed accettare ciò che gli sta accadendo.
    …ma sicuramente il Signore è sempre vicino ad ognuno di noi, pronto ad aiutarci, anche quando pensiamo di non aver bisogno.

  3. No, non ti conosco, Paolo, ma son contenta che tu abbia scritto sul sito MC.
    E’ un’esperienza vissuta quella che hai pubblicato?
    A parte la citazione del Vangelo, ciò che mi pare più interessante della tua lettera. è la parola MANTENERE che sr. Lucia usa nel descrivere la sua principale preoccupazione.
    Auguri, Paolo. Sarà interessante sentire che cosa avrà da dirti sr. Lucia e tu a lei quando tornerai a trovarla.
    Ciao. Buona giornata.

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