Il popolo Bijagò della Guinea Bissau e il ruolo della donna nella società tradizionale
Piccolo paese dell’Africa occidentale, la Guinea-Bissau è immensa nella sua diversità e ricchezza culturale. Affacciata sull’oceano Atlantico, è composta da una parte continentale e una insulare (l’Arcipelago delle Bijagós, con circa 80 isole, di cui solo 23 abitate): della superficie totale del Paese, solo 28.000 km² sono costituiti da terre permanentemente emerse, il resto del territorio è coperto ciclicamente dalle maree.
Con appena un milione e mezzo di abitanti la GB è un mosaico di etnie (ne conta 28), nonostante le principali siano una decina: sono gruppi umani che per quanto significativi nelle loro aree culturali si collocano indubbiamente ai margini delle correnti principali dell’umanità.
Noi Missionarie della Consolata siamo arrivate in Guinea Bissau nel 1992, dando inizio ad una comunità nel sud del Paese, a Empada, presenza tutt’ora viva. Nel 2000 viene dato il via alla comunità di Bubaque, l’isola principale dell’arcipelago, anche se non la maggiore, distante dalle 4 alle 5 ore di traversata dalla capitale Bissau.
Storicamente le isole Bijagós sono sempre state evitate dalle navi per le frequenti secche, i fondali fangosi, le correnti infide e le consistenti maree. Tale incontaminato isolamento ha certo contribuito a renderle un Eden naturale, con lunghe spiagge deserte, boschetti di palme, frutti tropicali, paludi di mangrovie, un mare tra i più pescosi e una fauna peculiare che annovera un centinaio di specie di uccelli migratori che la scelgono per nidificare, vari tipi di tartarughe marine e i rarissimi esemplari di coccodrilli e ippopotami di acqua salata.
‘MINDJER’, LA DONNA
La donna bijagó con il suo lavoro è il fulcro dell’economia familiare e globale del popolo. Raccolta e spremitura del kajù, preparazione del succo che poi si trasformerà in vino, confezione di stuoie, raccolta di acqua e legna, ricerca di molluschi, coltivazione di verdure in semplici orti, semina, trapianto e raccolta del riso, lavorazione del tcheben, il frutto della palma che attraverso un lungo e faticoso processo dà il siti, ricco olio usato per cucinare, e poi ancora lavare, pulire, vendere… Con i soldi ottenuti dalla commercializzazione dei prodotti del loro lavoro le donne contribuiscono in maniera spesso preponderante al sostentamento della famiglia e soprattutto dei figli. La solidarietà continua ad essere un valore fondamentale nell’organizzazione del lavoro: molte delle attività sono svolte in gruppo, che vede riunite non solo le donne dello stesso nucleo familiare ma anche vicine e amiche. Le leggi che regolano le interazioni sono fissate tradizionalmente e regolano i rapporti in modo da evitare problemi in seno al gruppo stesso. Le donne bijagó, d’altro canto, detengono diritti fondamentali quali la realizzazione di cerimonie proprie, e in alcuni casi, l’iniziativa del matrimonio e del divorzio e della costruzione della casa.
Suor Alessandra Pulina